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Cronaca Santa Maria a Monte

Santa Maria a Monte: nascondevano eroina in un appartamento, in manette una famiglia

La banda di albanesi era composta da sei persone: padre, madre e quattro figli. Cinque sono finiti in manette mentre il padre è latitante in Albania. Ingente il giro di affari di quella definita "la fabbrica della droga"

Nascondevano la droga in un'abitazione di Santa Maria a Monte, prima di tagliarla, dividerla in panetti e affidarla a spacciatori, perlopiù albanesi e nordafricani, operanti nella zona fiorentina, livornese e pisana.  
Questa la procedura utilizzata da una famiglia di albanesi, padre, madre e quattro fratelli, che acquistavano eroina in Grecia e in Albania, per poi rivenderla sul mercato toscano. Cinque dei sei componenti della banda sono stati arrestati questa mattina dalla Guardia di Finanza di Firenze, secondo la richiesta di misura cautelare disposta dal Gip Michele Barillaro, con le accuse di traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti. Uno dei trafficanti, il padre, invece è risultato latitante.

Secondo quanto reso noto in un comunicato delle fiamme gialle, i trafficanti facevano arrivare la droga in Toscana, nell'appartamento di Santa Maria a Monte, attraverso corrieri, occultandola all'interno di automezzi, poi, dopo averla appositamente suddivisa in dosi, la affidavano appunto a spacciatori attivi in varie zone della Toscana tra cui anche Pisa.

L'edificio di Santa Maria a Monte è stato definito dagli inquirenti una vera e propria fabbrica della droga: bilance, frullatori, retini e sostanze da taglio, oltre ad una pressa professionale utilizzata per confezionare panetti di circa 400 grammi ciascuno. Nel corso delle indagini, condotte anche grazie a intercettazioni ambientali, le fiamme gialle hanno sequestrato nove chilogrammi di eroina, 19 di sostanze da taglio, una pistola e munizioni.

Secondo quanto emerso, l'organizzazione criminale era strutturata in senso verticistico: il padre sessantenne, rimasto latitante perché in Albania al momento dell'esecuzione dell'arresto, si occupava delle spedizioni dall'Albania, la moglie di 57 anni teneva la contabilità e coordinava i quattro figli, impegnati in prima persona nel confezionamento e nella vendita dello stupefacente. I quattro, che non svolgevano alcuna attività, si erano creati una copertura facendosi assumere formalmente da un connazionale titolare di una ditta edile, a cui rimborsavano di mese in mese i costi relativi alla loro assunzione.

Il giro di affari è stimato in alcuni milioni di euro. Il denaro, inviato periodicamente in Albania, veniva reinvestito nel traffico di stupefacenti oppure destinato all'acquisto di immobili ed attività commerciali. (fonte Ansa)

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