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Cronaca

Ode all'eccellenza: sono 52 le specialità alimentari della provincia pisana

Il Parco di San Rossore e San Miniato guidano la schiera dei prodotti tradizionali più celebri della nostra terra

Dalla spuma di gota di San Miniato al nodino di Montopoli passando per la ciliegia di Lari e la patata precoce di Santa Maria a Monte fino all’uva colombana di Peccioli, al pane di Pomarance e all’amaretto santacrocese. Sono solo alcune delle 52 straordinarie specialità alimentari tradizionali che raccontano il territorio partendo dal nome della località e del borgo salvate dalla pandemia grazie agli agricoltori per sostenere la rinascita del Paese. 2 le DOP, il pecorino delle balze volterrane e lo zafferano di San Gimignano. Prodotti tradizionali associati a nomi, pezzi di storia contadina e pastorizia che hanno reso noti, a volte molto molto noti, angoli della provincia lontani dai radar di turisti e gastronauti.

A dirlo è Coldiretti Pisa sulla base di quanto emerso dal nuovo censimento delle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni. "Le specialità alimentari tradizionali, e così le produzioni a denominazione hanno avuto sicuramente un ruolo decisivo nella promozione del territorio, nella crescita e nello sviluppo di piccole filiere agricole ed agroalimentari nella nostra provincia - spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Pisa nonché presidente Coldiretti Toscana - molte località del nostro territorio sono associate e conosciute per il prodotto che esprimono. L’enogastronomia è tra le motivazioni più importanti nella scelta di un viaggio. I prodotti tipici sono lo spot più potente ed importante che il nostro territorio esprimere per naturale predisposizione".

Se la Toscana è la seconda regione in Italia per numero di specialità alimentari tradizionali, la prima in Italia per numero di DOP, IGP e SGT con 92 prodotti, è merito anche del contributo dello straordinario paniere della provincia pisana con i suoi 18 prodotti vegetali tra ortaggi, legumi frutta e farina, 16 prodotti a base di carni ed insaccati, 12 paste fresche, prodotti della panetteria, della pasticceria e della confetteria, 3 formaggi, 1 condimento, 1 grasso, 1 prodotto di origine animale. A guidare il binomio prodotti tipico-località sono il Parco di San Rossore Migliarino e San Miniato. Il Parco di San Rossore Migliarino è citato apertamente sei volte, la città di San Miniato cinque. 

Scorrendo nel paniere delle specialità alimentari troviamo vere e proprie perle del patrimonio agroalimentare. E’ il caso dell’agnello del Parco di Migliarino San Rossore, della Bonzola tipica di San Miniato, salume prodotto in appena 300 pezzi l’anno, il salame al vino, la carne di Mucco Pisano, il pane di Montegemoli, pane di Pomarance, il carciofo di San Miniato, la patata di Santa Maria a Monte, il fagiolo grinzoso sanminiatese, la susina amoscina nera di San Miniato, l’uva colombana di Peccioli, l’olio di madremignola tipico di Bientina, la piattella pisana o la zucchina mora pisana ed il miele di spiaggia del Parco di Migliarino di San Rossore.

"Il nostro patrimonio enogastronomico fatto di pane, pasta, formaggi, salumi, conserve, frutta e verdura, dolci e vino è figlio dell’opera di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari. Si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di un patrimonio anche culturale che il nostro Paese può oggi offrire con orgoglio ai turisti italiani e stranieri. Un’offerta - spiega il presidente Filippi - che è stato possibile far tornare sulle tavole dei consumatori grazie anche alla rete di vendita diretta dei mercati, delle fattorie e degli agriturismi di Campagna Amica".

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