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Cronaca

Emergenza, ristoratori pisani vicini al collasso. Ma nessuna protesta 'fuori orario'

Il settore chiede interventi concreti e immediati: "Altrimenti la fine è certa"

Un'altra settimana vissuta nella totale incertezza e con la paura di non farcela, all'orizzonte un nuovo Dpcm e la sensazione di essere stati completamente abbandonati dallo Stato. Gli imprenditori pisani del settore dei pubblici esercizi sono esasperati dalle restrizioni e dai mancati aiuti, ma resteranno aperti soltanto negli orari consentiti dalla legge, rispettando le regole, pur in una situazione drammatica.

Alessandro Trolese presidente della Fipe Confcommercio Provincia di Pisa, avverte aria di disperazione: "E' da mesi che insistiamo dicendo che la situazione rischia di sfuggire completamente di mano. Gli imprenditori non ne possono più, non hanno alternative, devono portare qualcosa a casa anche solo per mangiare e andare avanti. Per questo, la protesta è condivisibile per la rabbia e la disperazione che esprime. Siamo scettici sulla forma, perché gli imprenditori rischiano multe salatissime e la chiusura stessa dell’attività. I tanto sbandierati ristori ci hanno portato nelle casse appena il 3% o il 4% dei fatturati, qualcosa di assolutamente ridicolo, che non basta neppure a pagarci le bollette. I ristori di dicembre arrivano soltanto adesso, mentre ancora oggi non sono state ancora liquidate tutte le cassa integrazioni di maggio e giugno. Purtroppo il Governo non ci ha ascoltato, e adesso il rischio è quello dell’esplosione di un disastro sociale totalmente fuori controllo”.

Anche la presidente di ConfRistoranti Confcommercio Provincia di Pisa, Daniela Petraglia, parla di "una crisi che rischia di avere fortissime ripercussioni se non arriveranno aiuti immediati e promessi ormai da mesi. Con la stessa velocità con cui chiude le nostre attività il Governo deve darci ristori in grado di sostenerci, oppure programmare un piano di riapertura serio e che consenta di farci lavorare in sicurezza. L'alternativa è un collasso del settore che avverrà prima di quanto si pensi: solo nel 2020 a livello nazionale il settore della ristorazione ha perso 37,7 miliardi di euro rispetto all'anno precedente. La rabbia e l'angoscia sono comprensibili e condivisibili, ma dobbiamo sforzarci di restare lucidi, senza mettere in campo iniziative che espongono sia gli imprenditori che i clienti a sanzioni amministrative e penali".

I ristoratori del litorale pisano raccontano una realtà vissuta "con la frustrazione e l'angoscia di essere il settore più colpito". Commentano così Barbara Benvenuti e Susanna Mainardi, rispettivamente presidente e consigliera del direttivo Confcommercio Marina di Pisa: "Perché nei supermercati può entrare chiunque senza limiti di orario e distanziamento, mentre nelle nostre attività i clienti non possono sedersi al tavolo e consumare in sicurezza? Davvero non ne comprendiamo i motivi. Siamo professionisti e prima di tutto persone responsabili, e rispetteremo le regole chiudendo agli orari previsti dalla legge. Altre forme di protesta rischiano di essere un boomerang per le nostre attività e mettono a rischio le nostre imprese e i nostri clienti".

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