La banda dei documenti falsi: minacce a chi scopriva la truffa
Sono centinaia gli stranieri in tutta Italia che sono caduti nella trappola e hanno consegnato soldi sperando di essere regolarizzati: invece ricevevano soltanto documenti falsi. Era una donna il capo dell'organizzazione
Si spacciava per consulente del comitato "Autoemersione" di Milano, risultato del tutto estraneo alla truffa, E.A., 27 anni, la donna che era la vera e propria anima della banda sgominata a Pisa dalla Polizia. Il clan forniva documenti falsi agli stranieri che pagavano dalle 500 alle 2mila euro. Sono centinaia in tutta Italia le colf e le badanti truffate dall'organizzazione criminale, che prometteva certificati per la regolarizzazione ma che in realtà consegnava soltanto falsi documenti.
Con la donna, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'estorsione, sono finiti in manette anche il fratello M.A., 32 anni, due senegalesi, M.K. e M.S., di 50 e 42 anni, e il commercialista F. M., 47 anni, di Pontedera.
L'indagine è scattata oltre un anno fa dopo una segnalazione proveniente dallo Sportello unico per l'immigrazione della prefettura pisana che aveva riscontrato anomalie in alcune domande presentate dagli stranieri, che volevano regolarizzare la loro posizione di colf e badanti. I poliziotti hanno accertato che la gestione del traffico illecito avveniva dallo studio del commercialista, dove la donna aveva un ufficio in proprio e dove sono state rinvenute decine di fascicoli relativi alla trattazione di pratiche tuttora in atto. I clienti da truffare venivano invece avvicinati dai due senegalesi che avevano anche il compito di incassare le somme di denaro per le false documentazioni. Gli stranieri che si accorgevano della truffa e chiedevano la restituzione del denaro venivano anche intimiditi e minacciati di immediata espulsione dall'Italia.
Il comitato "Autoemersione" ha preso le distanze dalla donna, informando dell'accaduto direttamente anche la questura di Milano già il 26 luglio scorso. "Già a luglio denunciammo alla questura di Milano alcune anomalie sulle attività della signora - ha affermato il portavoce nazionale del Comitato Autoemersione Biagio Di Maro - la conoscenza con la donna è avvenuta inizialmente via internet, poi l'abbiamo sentita più volte per telefono ma quando avremmo dovuto arrivare a una conoscenza più stretta, diretta, la signora ha sempre evitato e quando le abbiamo chiesto spiegazioni su alcune vicende particolareggiate si è letteralmente eclissata. E' per questo che abbiamo deciso di informare anche la questura di Milano".