I Cobas sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Urge ricordare che la violenza sulle donne è nella maggior parte dei casi esercitata nei luoghi domestici, in famiglia, dalle persone a loro vicine: mariti, compagni, ex, padri, fratelli, amici. Il livello di istruzione di coloro che la esercitano è medio/alto e riguarda in modo trasversale le varie classi sociali; scaturisce dall'incapacità degli uomini ad accettare e vivere l'autonomia delle donne. Autonomia che si esplica con il lavoro, strada spesso faticosa da percorrere e ne sono testimonianza i seguenti dati:
- nel mondo del lavoro la presenza delle donne si riscontra soprattutto nei livelli contrattuali più bassi, nei contratti precari e atipici, nei contratti part-time (involontari), con una retribuzione del 20% inferiore a quella degli uomini, nella vergognosa pratica delle dimissioni in bianco.
Le attuali politiche di smantellamento del welfare si ripercuotono sulle donne che inevitabilmente si trovano a sopportare un aumento del lavoro domestico e di cura, fino alla scelta (obbligata) di abdicare al ruolo di lavoratrice. Tali politiche si rendono pertanto complici di un sistema che indebolendo le donne nella loro ricerca di indipendenza e autonomia, permette il perpetuarsi di condizioni e situazioni favorevoli alla violenza di genere.
Sentiamo la necessità – per disinnescare politiche e azioni nocive alla donne - di affrancarsi dagli stereotipi della donna quale oggetto sessuale, della donna angelo del focolare domestico con il suggello della famiglia “Mulino Bianco”.
Chiediamo, a difesa e in nome di tutte le donne, di guardare in faccia alla realtà delle cose; di prendere atto che la società odierna vede sempre più la presenza di nuclei monoparentali (i dati statistici delle separazioni parlano chiaro) ed è a queste nuove figure portatrici di diritti (quali i sacrosanti rivendicati dal mondo LGBTIQ) che bisogna dare risposte e sostegno.
Per non ridursi ad una semplice espressione di solidarietà, è necessario combattere le politiche di austerità imposte dalla UE. Per questo chiediamo:
- più servizi scolastici;
- più servizi sociali;
- più servizi sanitari;
- più consultori;
- più centri per l'I.V.G. senza obiettori;
- più finanziamenti ai centri antiviolenza.
Siamo dalla parte delle donne. La lotta è appena iniziata.