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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il Prefetto Tagliente interviene alla commemorazione delle 55 vittime della strage del Duomo di San Miniato del 1944

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

“Per i rappresentanti delle istituzioni la partecipazione alla commemorazione di eventi drammatici come questo non rappresenta una pura formalità, bensì un’importante occasione perché non si cancelli il ricordo delle ferite che il nostro territorio nazionale ha subito durante il Secondo Conflitto Mondiale. In particolare, consente di divulgare la conoscenza della nostra storia nei luoghi stessi delle stragi, oltre a mantenere vivo il ricordo dei caduti e lo strazio dei loro familiari, aiutandoci a riflettere sul pesante tributo pagato dal nostro Paese per conquistare la libertà”.

Con queste parole il Prefetto Francesco Tagliente ha introdotto il suo intervento alla commemorazione delle 55 vittime della strage del Duomo di San Miniato del 1944.

“Sono moltissimi i Comuni italiani sul cui territorio la seconda guerra mondiale ha lasciato purtroppo pesanti e dolorose tracce” ha proseguito Tagliente.

“La cerimonia di quest’oggi assume molteplici significati, pur collocandosi nel solco di una serie di eventi ormai entrati a far parte della tradizione.

Prima di tutto il nostro pensiero va alle 55 vittime che persero la vita in quel 22 luglio di quasi 70 anni fa e, insieme a loro, si estende alle vittime innocenti di tutte le guerre.

Tenere sempre acceso il ricordo di quel triste episodio, comprenderne a fondo dimensione e significato, costituisce sicuramente la strada giusta perché la conoscenza dei fatti possa rappresentare, specialmente per i giovani, un profondo insegnamento morale: non dimenticare l’orrore perché questo non si ripeta mai più.

Così anche questo eccidio, come i molti altri che hanno sconvolto il nostro Paese in quegli anni, si deve soprattutto alle irrazionali logiche che ogni guerra trascina con sé. Non a caso i Padri costituenti hanno fortemente voluto inserire nella Carta costituzionale l’articolo 11, che – come sappiamo – recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”.

È compito delle istituzioni, dunque, celebrare le vittime innocenti di ogni forma di assolutismo e di sopraffazione, rammentando in particolare alle giovani generazioni quanto sia costata, in termini di vite umane e dolorose esperienze, la riconquista dell’Unità nazionale e delle libertà democratiche.

Ma dalla memoria dei caduti, che oggi commemoriamo, dobbiamo trarre un ulteriore insegnamento: che attraverso l’esperienza dolorosa di una violenza subita si rafforzi la capacità, per tutti noi e per i nostri figli, di essere soggetti attivi di una cultura di democrazia e di rispetto nei confronti di chi non condivide le nostre idee.

Per questo tutti insieme, istituzioni e cittadini, dobbiamo impegnarci affinché il ricordo delle efferatezze di quei drammatici anni acquisti sempre maggiore intensità e serva da monito, in particolare, alle giovani generazioni”.

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