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Cronaca

Detenuto appica il fuoco in cella: due poliziotti intossicati

Momenti di panico nel tardo pomeriggio di domenica nel carcere Don Bosco di Pisa a causa del pericoloso gesto di un detenuto. L'intenso fumo ha invaso anche le celle degli altri reclusi

Domenica di paura quella trascorsa nel carcere Don Bosco di Pisa. “Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di un detenuto che ha appiccato un incendio nella cella dov’era ristretto, dando fuoco a tutto quello che vi era all’interno - spiega Pasquale Salemme, segretario nazionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE - domenica sera, alle 18.00, un detenuto di origini straniere ha dato vita a momenti di vera tensione. Per motivi di protesta e per sfogare la sua incomprensibile ira, il protagonista dell’evento si è servito di lenzuola e coperte della propria cella per appiccare il fuoco. I fumi sprigionatosi hanno invaso l’intera Sezione raggiungendo le celle degli altri detenuti, dando vita ad attimi di panico. Lodevole è stato il pronto intervento degli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio, i quali hanno subito messo in sicurezza  l’autore dell’insano gesto, salvandogli la vita, per poi evacuare l’intera Sezione scongiurando rischi di intossicazione per i detenuti. Con tre estintori, gli agenti hanno in poco tempo riportato la situazione alla normalità domando le alte fiamme. Purtroppo, a due poliziotti è stata diagnosticata un’intossicazione per inalazione da fumo con una prognosi di sette giorni. Questa è l’ennesima prova del valore professionale e morale degli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria - sottolinea Salemme - che antepongono alla propria incolumità personale il senso del dovere".

Solidarietà e parole di apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati di poliziotti penitenziari di Pisa arriva anche da Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. Ormai è un bollettino di guerra e le vittime sono sempre le stesse: le donne e gli uomini in divisa della Polizia Penitenziaria. Occorrono interventi immediati e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Ed invece dal Capo del DAP Petralia e dal Ministro Cartabia non si vedono provvedimenti e soluzioni. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Ripeto: a Pisa il tempestivo intervento dei poliziotti, con grande senso di responsabilità coraggio e professionalità, ha permesso di evitare più gravi e tragiche conseguenze. Ed è per questo che il SAPPE ringrazia di cuore a tutto il personale di Polizia Penitenziaria che con professionalità e abnegazione hanno evitato che tutte queste situazioni diventassero ancora più drammatiche”.
 

“Ormai presso il penitenziario di Pisa oltre alle ripetute aggressioni ai danni del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria, si registrano numerosi incendi di natura dolosa nelle camere di pernottamento ubicate nei reparti di detenzione, provocati da detenuti facinorosi con gravi problemi psichiatrici - intervengono Angelo Montuori, vicesegretario regionale CNPP, e Donato Nolé, coordinatore regionale FP CGIL - siamo vicini al lavoratori del Penitenziario di Pisa e chiederemo al provveditore e alla politica interventi risolutivi perché fatti del genere non posso essere più tollerabili, la vita dei poliziotti penitenziari di Pisa è giornalmente a rischio e noi non possiamo accettarlo. Un sovraffollamento della popolazione detenuta che supera i 280 ristretti, la cui maggioranza ha problemi di tossicodipendenza e psichiatrici, difficile da gestire. Riteniamo - concludono - che sia giunto il momento che il Dipartimento dia chiare regole per evitare conflitti con l’utenza, generati per la stragrande maggioranza da detenuti psichiatrici non idonei alla normale detenzione".

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