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Cronaca

Info Point di piazza del Duomo: come ti “valorizzo” il privato

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

    Quando il ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo parla di “valorizzare” il patrimonio culturale, non invita a equiparare i nostri monumenti storici a dei negozi, almeno non esplicitamente. Invece a Pisa l'amministrazione ha affidato a una società privata il nuovo punto di informazione turistica, che è più che altro un negozio gestito da una società privata.
        La scorsa settimana, in occasione dell'Internet Festival, è stato presentato il progetto PIUSS Percorsi Turistici o Walking in the City, che intende “aggregare e veicolare informazioni e servizi per il turismo e l’infomobilità”. Fanno parte di questo avveniristico progetto i totem multimediali su cui tanto si è discusso perché imprecisi, spesso fuori uso, sottoutilizzati, ma soprattutto costosissimi. Più funzionale poteva essere l'Ufficio Informazioni Turistiche, inaugurato in Piazza del Duomo il 7 agosto direttamente dal sindaco e dal vicesindaco con delega al turismo.
        L'Info Point – 150 mq ad angolo con via Roma, dove un tempo stava un’agenzia della Cassa di Risparmio di Pisa – si trova in locali dello Spedale di Santa Chiara, offerti gratuitamente dall’Azienda Ospedaliera. Ma a chi sono stati concessi? L'Info Point non è gestito né dal Comune né dal MiBACT, piuttosto dalla società pratese Space S.p.A., che si occupa “di innovazione tecnologica dedicata al settore della cultura, del turismo e della promozione del territorio”, e che, in associazione d'impresa con Inera, Telnet System e Jacini, ha ideato e realizzato l'intero progetto Walking in the City; sono le stesse società che si occuperanno nei prossimi tre anni della gestione dell'intero sistema di informazione e accoglienza turistica.
        Come possa una società d'innovazione tecnologica occuparsi di valorizzare il patrimonio culturale rimane un mistero su cui abbiamo già chiesto lumi con un'interpellanza sui totem multimediali. Nel nuovo Info Point c'è qualcosa di più e cioè la dismissione di compiti da parte del Comune, in particolare del vicesindaco Ghezzi che di turismo si dovrebbe occupare. In realtà fino al 2011 in piazza del Duomo c'era un Ufficio informazioni turistiche (ospitato in locali dell'Opera della Primaziale) gestito dalla Provincia e poi chiuso con la soppressione delle Apt. Dopo tre anni ecco il nuovo Info Point, che il Comune ha arredato spendendo 120mila euro, all'interno del progetto Piuss. Ma come è gestito il nuovo Ufficio informazioni? Ci sono quattro totem multimediali e due “operatori al desk”. In realtà gli operatori sono assai poco informati, proprio come i totem che, ad esempio, non sanno che la chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno è chiusa da tre anni, che la Spina è attualmente in restauro (fino a poco tempo fa i totem avvertivano che era “visitabile fino al 1 gennaio 1970”) e che la Domus Mazziniana è chiusa. Come se non bastasse, i servizi igienici sono a disposizione esclusiva del personale interno e le mappe della città vengono vendute a € 1,80. Singolare, se si pensa che in quasi tutte le città europee vengono distribuite gratuitamente, ancor più se negli Uffici Informazione di Piazza Vittorio Emanuele e dell'Aeroporto – non ancora privatizzati – costano € 0,50.
        Chi ci guadagna? Forse la stessa società pratese o l'Associazione Temporanea di Imprese che si è garantita l'appalto del progetto Percorsi Turistici per i prossimi tre anni? E a chi va il ricavato delle vendite dell'“area shop” (gadget, kit, promozioni varie) all'interno dell'Info Point? Vedere gli “operatori turistici al desk” fare i commessi di un negozio di souvenir, spesso deserto, fa sorgere qualche dubbio sul concetto di “valorizzazione”. Il fatto poi che il negozio si trovi là dove qualche mese fa sono state sgombrate le bancarelle per permettere il restauro della facciata del Museo delle Sinopie apre più di uno squarcio sui destinatari della “valorizzazione”. Società private a cui evidentemente non sono bastati 1.700.000 euro per questo stesso progetto PIUSS.

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