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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Kebab in centro, Confcommercio contro Una città in comune: "Accuse distorte"

Prosegue la querelle sulla nuova apertura di kebab nel centro storico cittadino, dopo le accuse di xenofobia lanciate dal gruppo Una città in comune all'associazione di categoria, che puntualizza: "Occorre denunciare chi gioca scorretto"

"Se chiedere il rispetto delle regole per tutti e una seria politica di programmazione in materia di disciplina del commercio vuol dire essere xenofobi, come ci accusa pubblicamente una Città in Comune, ebbene si, allora vuol dire proprio che siamo xenofobi. Peccato però che questo uso irresponsabile e sconsiderato di parole così dense di significato, che immediatamente evocano nella mente di tutti scenari da incubo, tradisca in chi le pronunci solo una volontà strumentale e distorta, oltre che una ignoranza abissale sulla drammatica serietà e tragicità della storia". Prosegue il botta e risposta tra Confcommercio Pisa e Una città in comune sulla questione dell'apertura di nuovi kebab, che, secondo l'associazione di categoria, "compromettono l'immagine del centro storico". Dura era stata la risposta del gruppo Una città in comune che, con Sergio Bontempelli, aveva definito "xenofobe" le affermazioni di Confcommercio.

"Parole come tradizione, identità, made in Italy godono di una valenza positiva per gran parte della pubblica opinione, parole tanto più adeguate per una città d'arte come Pisa dalle forti potenzialità turistiche - afferma il direttore di Confcommercio Federico Pieragnoli - questo è il terreno sul quale si misurano le proposte dei nostri imprenditori e su questo siamo pronti a confrontarci con chiunque. Fa pena e anche un po' sorridere l'accusa che ci viene rivolta di discriminazione, quando ogni giorno mettiamo a disposizione la nostra consulenza e i nostri servizi a vantaggio di tutti gli imprenditori, indipendentemente dalla loro identità e provenienza".

"Purtroppo, per chi è abituato ad evocare fantasmi ovunque - prosegue - è impensabile scorgere il punto vero della questione: è possibile ed è opportuno limitare entro una certa soglia, le aperture di attività commerciali non riferibili direttamente alla tradizione commerciale ed enogastronomica dei nostri centri storici? Pragmaticamente, noi pensiamo di si, che sia possibile e opportuno intervenire con una limitazione e questo abbiamo chiesto a chi ha la responsabilità di governare la città. Così come chiediamo, rispetto al proliferare del fenomeno dei minimarket in centro, siano essi gestiti da italiani o da stranieri, lo stesso rispetto di regole e norme al quale sono tenute tutte le altre attività commerciali. Questo non vuol dire - conclude Pieragnoli - criminalizzare una intera categoria, ma al contrario, denunciare senza incertezze chi gioca scorretto, proprio per tutelare e garantire gli imprenditori che quelle regole le rispettano, spesso con grande sacrificio".

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