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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

La Corte Costituzionale dà ragione alla Società della Salute

Alle RSA le rette si pagano in base alla situazione economica dell’assistito

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Nell’area pisana sono 479 i posti nelle residenze sanitarie assistenziali riservate alle persone anziane non autosufficienti. Un servizio che comprende l’assistenza medica, infermieristica e sociale. Una parte della quota delle rette è finanziata con i soldi pubblici, mentre la parte restante è pagata dal cittadino (la cosiddetta compartecipazione). La compartecipazione è fissata in base alla situazione economica della persona, che , oltre al reddito dell’interessato, comprende il reddito del coniuge e dei  figli. Così da valutare la situazione economica complessiva dell’assistito, che si manifesta anche attraverso le provvidenze economiche dei familiari più diretti.  Questo permette di mantenere i livelli del servizio sia in termini quantitativi (numero di posti) che in termini qualitativi e consente di distribuire nel pieno rispetto del principio di equità e di effettiva solidarietà  le risorse economiche del sociale con cui gli enti locali devono far fronte ai bisogni dei cittadini non autosufficienti.

“La maggior parte delle associazioni che sono rappresentative degli utenti e dei cittadini non autosufficienti ha ben compreso queste motivazioni. A loro va soprattutto il ringraziamento per aver avuto fiducia nell’operato e nella legittimità delle scelte effettuate negli ultimi anni contribuendo così a  garantire un servizio migliore e più diffuso sul territorio” - spiega Giuseppe Cecchi, direttore della Società della Salute dell’Area Pisana - “altre associazioni invece hanno cavalcato il tema affermando erroneamente, in più occasioni, che i Comuni, o nel nostro territorio le Società della Salute, non avevano alcun titolo per chiedere la compartecipazione alle famiglie. Va precisato che queste affermazioni si basavano su una legislazione di un decennio fa che non aveva mai trovato sviluppi né applicazioni, se non in qualche sentenza dei giudici amministrativi”.

Nei giorni scorsi la Corte Costituzionale si è pronunciata con una sentenza (la numero 296) che chiarisce che il meccanismo di compartecipazione pensato dalla Regione e applicato da tutti gli enti pubblici interessati, compresa la Società della Salute,  è assolutamente legittimo. “Sapevamo di agire correttamente e la Corte lo ha riconosciuto e confermato” - ha concluso Giuseppe Cecchi, direttore dell’SDS pisana - “Nel rispetto anche delle altre persone che hanno pagato quanto dovevano, invitiamo tutti a regolarizzare la propria posizione nei tempi e nei modi che sarà possibile concordare con la Società della Salute”.

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