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Cronaca

La radiografia delle nuove generazioni che emerge da “I giovani, il lavoro e il tempo libero”, lavoro di ricerca svolto in collaborazione da Provincia e Università di Pisa

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Uno studio sulle nuove generazioni che parla non con il linguaggio statistico dei numeri e non (solo) con la mediazione di un testo scritto, ma (in primo luogo) con la stessa voce dei protagonisti. Perché rappresenta storie e volti che si raccontano, sì, anche sulle pagine di un volume cartaceo; ma anche e soprattutto attraverso una serie di supporti assolutamente più diretti e capaci di una carica comunicativa più calda: radio documentari, audiointerviste, foto, video. E’ questo il taglio, incentrato sull’autenticità dei singoli piuttosto che sull’impersonalità delle percentuali, scelto da “I giovani, il lavoro e il tempo libero”, indagine realizzata in collaborazione tra la Provincia di Pisa (ispiratrice l’assessore al sociale Anna Romei) e il Dipartimento di storia delle arti dell’Università, con una nutrita squadra operativa. Responsabili scientifici i professori Lorenzo Cuccu e Alessandra Lischi; responsabile artistico il regista Daniele Segre; lavoro sul campo affidato ai ricercatori Daniele Bonanni, Mattia Catarcioni, Simone De Varti, Francesco Tassara; postproduzione audio-video e progettazione Dvd allegato, Maria Teresa Soldani; redazione e confezione grafica del libro a cura di Andreina Di Brino; elaborazione della sezione di lettura sociologica ‘firmata’ dalla sociologa Irene Psaroudakis. 
Ma qual è il quadro della “vita da under” che emerge da questa innovativa inchiesta? In primo luogo una rappresentazione a “tinte sincere”: perché questo studio si è posto il compito di offrire quella che è l’effettiva percezione della realtà da parte dei ragazzi incontrati dagli autori; non, come avviene in altri casi, una visione giovanile che però viene ricodificata (e consegnata al destinatario) con le categorie interpretative della società “matura”. No, stavolta si è fatto la scelta di riportare lo sguardo senza filtri di chi attraversa l’attuale fase di trasformazione della nostra società avvertendone le contraddizioni sulla propria pelle. Perché a tali contraddizioni proprio le nuove generazioni sono le più (spesso drammaticamente) esposte. Tra i risultati che emergono dall’indagine, alcuni meritano una sottolineatura. “Essere giovani oggi” significa, tra l’altro: vulnerabilità (di fronte alla crisi economica); perdita d’identità: per la scomposizione dei ruoli della famiglia classica, ma anche per la mancanza di un’etichetta (quella professionale) che spetta a chi ha un’occupazione; oscillazione tra difesa dei valori tradizionali (o ricerca di nuovi) e necessità di soddisfare bisogni materiali che implicano compromessi; tendenza all’accettazione del sottobosco di attività in grigio (senza riconoscimenti, tutele, meccanismi di accantonamento previdenziale); senso di frustrazione da un lato, tentazioni di cinismo e individualismo da un altro (ma in alcuni casi anche gran forza d’animo e capacità di reinventarsi). Tradotto: una serie di istanze alle quali chi occupa livelli decisionali è chiamato, con urgenza, a dare concrete risposte.

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