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Cronaca

Lettera ad Enrico Rossi

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che Alessandro Tantussi, ex compagno di scuola di Enrico Rossi, ha scritto al governatore della Regione Toscana per sottolineare il proprio punto di vista sull'andamento dell'economia

Carissimo Enrico,
cercherò di mettere da parte la “vis polemica” che mi contraddistingue sin da quando frequentavamo insieme il liceo a Pontedera. Tu eri più giovane, più bravo, più intelligente, più studioso e comunista.
Io ero uno scazzatore, sbuccione liberale e liberista, ma credevo in quel che pensavo, esattamente come te. E non lo pensavo nel mio “sporco interesse” (sono un convinto assertore che la politica va fatta soprattutto nell’interesse dei più deboli) ma perché credevo davvero che nell’intento di “migliorare il mondo” voi avreste fatto dei disastri.

Tu e quelli che la pensavano come te (absit iniuria verbis) vi stracciavate le vesti in difesa dei lavoratori e ve la prendevate col capitalismo, con le imprese e con gli imprenditori, rei di sfruttare gli operai.
Io ero convinto fin da allora che l’iniziativa privata fosse uno strumento utile per l’innalzamento delle condizioni di vita per tutti e che il “profitto” non fosse che il giusto prezzo da pagare a chi, rischiando del suo, produce beni e servizi creando posti di lavoro, e quindi utile per gli stessi lavoratori.
Quante volte ho visto partecipare, alle assemblee del liceo, i rappresentanti dei lavoratori della Piaggio introdotti da giovani rivoluzionari di eskimo vestiti! Quante volte le scuole hanno scioperato in difesa dei lavoratori! Allora la Piaggio aveva 14.000 dipendenti ed era di proprietà di un “capitalista”, oggi i dipendenti sono 2500 e il proprietario è iscritto al PD.

Nella vita tu, meritatamente intendiamoci, hai fatto una gran carriera.
Io, pur avendo messo testa a posto ai tempi dell’Università con ottimi risultati e avendo gestito l’impresa, fondata da mio nonno, se non con competenza almeno con enormi sacrifici personali ed economici… ho dovuto gettare la spugna.
Tasse, contributi, burocrazia, banche sindacalizzazione, Equitalia, infortuni personali che mi rendono invalido al lavoro… sai che ti dico? Alla fin fine, se penso ai miei colleghi che si sono sparati un colpo in testa… beh mi è andata perfino di lusso.
Ma meglio è andata a tutti quelli che al liceo (ce n’erano tanti, ti potrei fare i nomi uno per uno) si professavano “comunisti” come te ed ora sono rispettabili borghesi col gruzzoletto in banca: professionisti, politici, responsabili di aziende partecipate, dirigenti di teatri/muse/ biblioteche comunali/primari/Usl/Coop ecc. Evidentemente ho sbagliato tutto.

Mi consola solo una cosa, la coerenza. La penso ora come allora, e mi batto ancora per gli ideali di un tempo, qualcuno invece li ha venduti per un posticino di lavoro sicuro. Sia ben chiaro, non mi riferisco a te, però non posso lasciar correre il fatto che oggi tu mi dica (in un recente commento al mio post sul tuo sito) che la regione ha fatto tanto per le aziende. No, caro Enrico, te lo dico con il cuore in mano: ora cercate di correre ai ripari e dite che le imprese non sono più il male assoluto, ma nel frattempo il tessuto produttivo Toscano delle piccole aziende, dei commercianti, degli artigiani … beh, anche voi avete contribuito a distruggerlo con la vostra politica. Avete distrutto i posti di lavoro degli operai che volevate difendere. Recentemente ti ho visto all’inaugurazione della biblioteca di Pontedera (sei milioni di denaro pubblico), penso ai 6 milioni che Pontedera e l’Unione dei Comuni regalano alla COOP, penso alla balla di milioni che è costato il Teatro di Pontedera (che non frequenta nessuno) penso alla “società della Salute” alla Geofor, alle aziende di trasporti, a tutte le istituzioni inutili o inefficienti che mangiano soldi della collettività.

Ma credete davvero che chi “non arriva a fine mese” sia soddisfatto di questi sperperi della politica? Te lo dico con sincera amicizia sia pur avversandoti, avete fatto del male alla collettività e so per certo che questo non è quello che ti proponevi quand’eri un giovane comunista di belle speranze.
Spero di non averti fatto incazzare troppo, non era questo il mio intento.
Saluti, Alessandro

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