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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Studenti ed il degrado urbano: la lettera

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che ci ha inviato un nostro lettore

"Buongiorno a tutti, sono solito leggere con attenzione molte delle lettere da voi pubblicate e quest’oggi, dopo aver letto gli sfoghi degli ultimi giorni, mi sono sentito in dovere di dire la mia. In primis, da pisano che ha vissuto per anni l’università, la città, la cosiddetta 'movida' e conosce piuttosto bene le dinamiche di aggregazione locali. Secondo, perché urge fare chiarezza su alcuni temi, dove non esiste colore, bandiera, provenienza territoriale ma pragmatismo e buonsenso. Come detto, ho vissuto per anni il mondo universitario, con tutte le sue sfaccettature. Dalla bontà del livello qualitativo universitario (talvolta ahimè più decantato pubblicamente che veramente garantito) alla pochezza nella gestione dello studente fuori sede. Il giovane universitario che sceglie Pisa - il più delle volte per quello che la nostra Università ancora rappresenta - è sicuramente una risorsa per la nostra città. E’ però una persona, come tutte le altre.

E’ un giovane ragazzo fuori dal contesto dov’è cresciuto ed in contatto probabilmente per la prima volta con un’esperienza di vita autonoma. Deve vivere l’aggregazione ed il divertimento tipico della sua età, ma lo deve fare in un contesto che gli permetta di farlo nel giusto modo. Ed è qui la prima pecca dell’amministrazione: non pensare a come 'dirigere' ma pensare a 'reprimere'. L’aggregazione, la cosiddetta movida esiste in tutte le città universitarie e se si vuole essere una grande città europea della cultura bisogna sapersi impegnare anche dal punto di vista ricettivo. Pertanto va gestita, poiché non dobbiamo dimenticarci che rappresenta anche un business. Serve senz’altro educazione e rispetto ma servono anche piani di sviluppo. Perché non pensare ad una cittadella fuori città,  ad una zona dedicata che non deve essere vista come ghetto (in Italia, tutto quello che è dedicato, non è concepito come “integrato” ma come una valvola di sfogo di quello che è difficile gestire) ma piuttosto come luogo adibito all’intrattenimento coordinato (mezzi pubblici, locali, ristorazione). E poi, come detto, servono regole e serve capacità di farle rispettare. Perché senza regole, non si va da nessuna parte e continueremo a scandalizzarci delle bottiglie a terra in Piazza dei Cavalieri. Non è niente di nuovo rispetto alla famosa teoria delle finestre rotte. Prendete un palazzo abbandonato e tirate un sasso ad una finestra, rompendo il vetro. Se nessuno interverrà, ben presto tutte le finestre diventeranno rotte.

Le regole servono per essere rispettate affinché il principio del 'learning by doing' tanto in voga nel mondo del lavoro, venga applicato anche nel nostro tessuto sociale. Ma che insegnamento può dare un’amministrazione che combatte la movida con il proibizionismo all’italiana, consentendo poi la proliferazione di market low cost gestiti da extracomunitari, carrelli della spesa che diventano bar ambulanti, spaccio all’aperto, accoltellamenti e molestie? Un’amministrazione che dà il buon esempio accettando di continuare ad accogliere il Canapisa? Succederà quindi che persino una risorsa critica come lo studente fuori sede inizierà a lamentarsi per il livello di degrado della città. Ovvero chi per primo viene additato come causa del degrado, denuncia il degrado pisano stesso. Dove vogliamo arrivare? Purtroppo maggiore è la lentezza e la debolezza nel correre ai ripari, maggiore sarà la sensazione di permissivismo. Sarà più lecito pensare che la giustizia sia una cosa fai da te e che ogni tipo di protesta, anche con le migliori intenzioni, diventi regolare. Con casi eclatanti anche molto recenti. Prendiamo una decisione, una volta per tutte: Pisa, per i pisani e per i fuori sede, può essere altro, perché lo è stata. Siamo sempre stati da sempre una città aperta al mondo, per storia e tradizione. Evoluta e moderna, multiculturale. Tuttavia siamo sempre stata una città di prestigio, rispettata e talvolta temuta.

Ecco il compromesso ed il buonsenso. Saper essere aperti al mondo ed ai cambiamenti sociali ma guidando con mano ferrea il bene della città. Basta con questo livello di criminalità, basta con Pisa invasa senza logica da chi deturpa e delinque, basta all’immobilismo cosmico in cui siamo piombati. E non solo purtroppo. Diritto alla Casa, Viabilità, Infrastrutture, Aeroporto, la lista è lunga delle cose da rivedere. Il centro storico di Pisa è potenzialmente un gioiello, perché non siamo in grado di acquisire capitali privati con un piano di rinnovamento della zona, dove potremmo vivere la bellezza plurisecolare del nostro patrimonio? Università, Cultura, Enogastronomia, Turismo, Benessere. Non esiste colore politico per queste parole d’ordine ma solamente buonsenso da parte di chi amministra ed amministrerà un territorio fortunato, a meno di 20km dal mare, nel bel mezzo di una delle zona più ambite del mondo e con una storia tanto esaltante quanto ingombrante. Chi amministri, torni a pensare al DNA di Pisa, per il suo bene e nient’altro di più. Ne beneficeremo tutti, pisani di nascita o d’adozione, ma tutti innamorati di questa splendida città".

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