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Cronaca

Materiali contaminati dalle concerie in lavori edilizi a Pisa: riscontri all'aeroporto militare

L'assessore Bedini fa il quadro rispondendo ad un question time in Consiglio Comunale. Segue le verifiche Arpat, nell'ottobre 2020 anche l'interessamento della Procura di Firenze

Tiene banco la vicenda delle infiltrazioni mafiose nelle concerie toscane e pisane, sotto l'aspetto in particolare dell'attività dello smaltimento dei rifiuti come materiali da riutilizzare nell'edilizia. Nel Consiglio Comunale di Pisa di oggi, 20 aprile, un question time del capogruppo di Diritti in Comune Francesco Auletta ha chiesto all'assessore all'Ambiente Filippo Bedini "quali iniziative urgenti abbia intrapreso l'amministrazione a tutela della salute pubblica e dell'ambiente per avere tutte le verifiche sulla presunta presenza, secondo quanto emerso dalla stampa a seguito dell'inchiesta, di elementi altamente inquinanti all'interno dei cantieri nell'aeroporto militare di Pisa e nell'area ex Vacis".

Nel dettaglio, riporta Auletta, "dalle dichiarazioni del comandante dei carabinieri forestali di Firenze, Luigi Bartolozzi, che ha condotto le indagini insieme ai militari del NOE e da quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip, apprendiamo che i fanghi, contenenti elevate concentrazioni di cromo, sarebbero finiti anche nel terreno sottostante un'area di movimentazione veicoli e aeromobili dell'aeroporto militare e che un quantitativo non determinato sarebbe stato stoccato nella vicina area ex Vacis. Si tratta di alcune migliaia di tonnellate di rifiuti trasportati nel 2019, che per il giudice avrebbe determinato una contaminazione del perimetro interessato per diversi centinaia di metri quadrati. Stiamo parlando di una quantità ingente di sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene e di conseguenza di gravi rischi per la salute derivanti dalla presenza di metalli pesanti dispersi nell'ambiente".

La risposta di Bedini ha trattato entrambe le aree, con evidenziati alcuni riscontri in particolare per l'area militare. "Le informazioni che abbiamo sono diverse - esordito Bedini - premetto che abbiamo subito attivato interlocuzioni con Arpat, deputato a dare risposte in merito, e fino a stamani eravamo in contatto con il direttore Gaetano Licitra".

Riguardo l'area ex Vacis "oggetto di intervento di riqualificazione c'è un'indagine ambientale chiusa. Manca la necessità di bonifica, a seguito di procedimento e specifico parere di Arpat dell'8 luglio 2020 che ha definito l'area 'non contaminata'. In data 22 marzo 2021 la società che esegue i lavori, volendo usare per la modulazione dei terreni le terre scavate, ha effettuato ulteriori campionamenti riscontrando il non superamento della soglia di contaminazione, confermando la possiblità di riutilizzo delle terre. Stamani il direttore Arpat Licitra, su richiesta dell'Ufficio Ambiente, ha comunque comunicato che Arpat farà nei prossimi giorni ulteriori nuovi accertamenti sul sito".

Sull'aeroporto militare, "in merito al presunto smaltimento illecito di fanghi nell'area, si precisa che agli atti dell'ufficio risulta attivo unicamente un procedimento relativo alla rimozione dei rifiuti presenti sotto il piano di riflessione della guida planata. Nel giugno 2020 la ditta che stava eseguendo i lavori ha acquistato materiale stabilizzato riciclato certificato da usare come sottofondo del piano di riflessione. Questo materiale è stato posto in opera nel giugno e luglio 2020. In data 19 ottobre 2020 la Procura di Firenze ha inviato alla ditta che stava eseguendo i lavori una comunicazione nella quale si evidenziava che nel mese di giugno erano stati eseguiti campionamenti del materiale classificato come aggregato riciclato e dai risultati tale materiale era da qualificare come rifiuto".

Quindi la Procura chiedeva "se i destinatari avessero fatto analisi" ed "eventuali iniziative per il ripristino e lo smaltimento". Dalla comunicazione "è seguita la realizzazione di un piano di investigazione ambientale in contraddittorio con Arpat, mirato alla verifica analitica del materiale aggregato riciclato posto in opera". Il materiale "secondo i documenti trasmessi dall'impianto risultava qualificato giuridicamente come 'end of waste' (quindi usabile ndr), in quanto in possesso dei requisiti geotecnici e ambientali previsti dalla normativa. Tuttavia, in seguito ai risultati del piano di investigazione, si è rilevato invece non rispettare i requisiti ambientali e pertando, configurandosi ancora come rifiuto (quindi non usabile ndr), si è rilevato opportuno provvedere alla rimozione".

"Al momento - conclude il punto Bedini - i soggetti coinvolti stanno procedendo alla rimozione e allo smaltimento di tutto il piano di riflessione realizzato e al collaudo finale delle matrici ambientali, cioè il sottosuolo e la falda acquifera, sotto il controllo di Arpat. Arpat precisa con specifico parere che se si dovessero riscontrare superamenti della soglia di contaminamento dovrà essere presentata una notifica e sarà individuato uno specifico iter di bonifica con gli enti competenti"

L'assessore ha chiuso con due riflessioni politiche: "La prima è la tragicità e la gravità di queste notizie e della situazione, che coinvolge in modo prepotente la politica e in particolare una parte di essa, che governa attualmente il territorio del cuoio. Mi auguro che sia fatta luce al più presto sulle responsabilità, è preoccupante l'eventualità che ci siano tali infiltrazioni in un mondo come quello dei rifuti esposto a questo tipo di rischi. Per questo speriamo che sia ben attenzionato. L'altra è su Arpat, che in Toscana conta poco più di 600 dipendenti. Riteniamo e auspichiamo, e coinvolgeremo in questo senso le nostre forze politche, affinché la Regione rinforzi la struttura organica. Tutte le volte che abbiamo avuto interlocuzioni con Arpat la prima cosa emersa da chi ne è responsabile è la carenza di personale". 

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