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Cronaca

Servizio mensa nelle scuole del comune: è scontro tra assessore e consigliera 5 stelle

Scintille durante la seduta del Consiglio Comunale di mercoledì tra l'assessore alle Politiche socieducative, Marilù Chiofalo, e la consigliera 5 Stelle Valeria Antoni

"Le gare che vengono fatte da questo Comune sono tutte a ribasso. Sta vincendo sempre la stessa ditta da anni, e nell’ultima gara per l’affidamento del servizio è stata l’unica ad aver partecipato. Il cibo viene cotto alle 10 la mattina e servito nelle scuole il pomeriggio alle 14. La conseguenza è che i ragazzi non mangiano a mensa e preferiscono uscire a mangiare un panino o un tramezzino. Oppure, come successo diverse volte, l'ultima delle quali dieci giorni fa, si trovano fili di metallo o altri resti nei piatti serviti".

E' questa frase, pronunciata dalla consigliera del M5S, Valeria Antoni, durante il Consiglio Comunale di ieri, mercoledì 7 marzo, ad aver scatenato la reazione dell'assessore alle Politiche socioeducative e scolastiche del Comune, Marilù Chiofalo, che ha 'minacciato' di acquisire la registrazione della seduta per poi portarla in Procura. "Ieri - scrive la Antoni sul suo profilo Facebook - in Consiglio Comunale, mentre esercitavo il mio ruolo di controllo e di opposizione, sono stata minacciata dall'assessore all'istruzione del Comune. Il motivo è l'aver criticato le gare fatte da questo Comune in materia di mensa scolastica. C'è un grosso problema perché oltre al problema in sè esiste anche il reato di lesa maestà nell'affermare che i ragazzi non vogliono mangiare a scuola".

Tutto è partito da due interpellanze presentate dal consigliere di Pisa è, Giovanni Garzella, con le quali si chiedeva all'amministrazione comunale come mai i ragazzi non potessero mangiare a scuola cibo portato da casa o comunque non proveniente dall'azienda che si è aggiudicata il servizio di refezione. Il tutto nonostante "una circolare del Miur del 3 marzo 2017 con la quale si dà la libertà di cibarsi da parte dei bambini e dei ragazzi nelle scuole". All'interpellanza ha risposto l'assessore Chiofalo. "La circolare - ha esordito la Chiofalo - è del Ministero ed è dunque applicabile alle scuole statali, non a quelle dirette dai Comuni".

La Chiofalo ha quindi proseguito spiegando che ci sono "due ordini di ragioni del perchè non vogliamo consentire ai ragazzi di portare il cibo da casa". La prima riguarda aspetti tecnici. "La ditta che gestisce il servizio - ha spiegato l'assessore - è responsabile, dal punto di vista igienico e sanitario, di ciò che accade nel refettorio. Il pranzo portato da casa non può quindi essere consumato a mensa ma dovrebbe essere mangiato in un altro luogo della scuola, sotto la responsabilità del dirigente scolastico che dovrebbe garantire l'igiene e la sicurezza di quel luogo. Questo significherebbe anche per il Comune dover spendere dei soldi per predisporre degli spazi appositi, ammesso che questi spazi esistano". 

Il secondo motivo riguarda invece aspetti educativi e culturali. Per la Chiofalo la possibilità di mangiare pasti portati da casa creerebbe infatti una sorta di "problema di disuguaglianza", relativamente al fatto che studenti diversi consumerebbero cibi diversi. Non solo. "Dalle indagini sul gradimento dei pasti fatte dall'azienda - prosegue poi la Chiofalo - emerge che lo stesso pasto, cucinato e servito lo stesso giorno a scuole differenti, magari distanti pochi metri, viene consumato interamente dall'80% dei bambini delle scuole dell'infanzia, percentuale che scende al 60% nella scuola primaria, e ancora meno in quella scuola secondaria".

Insomma per l'assessore Chiofalo la questione è soprattutto educativa e parte della responsabilità ricadrebbe sul ruolo giocato da insegnanti e genitori. "Non si possono sentire - ha affermato l'assessore - insegnanti o genitori che dicono, davanti a studenti o figli, 'questo cibo fa schifo'. E' una contraddizione evidente in termini educativi. Il pasto a scuola - ha concluso l'assessore - per troppi bambini rappresenta purtroppo il pasto più salutare, completo e sano possibile per i ragazzi. Questo perchè molti provengono da famiglie disagiate, ma anche chi proviene da famiglie più agiate si ritrova spesso servita nel piatto, magari per mancanza di tempo, una pizza surgelata".

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