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Cronaca

Minacce per il metadone alla dottoressa di turno alla guardia medica

E' successo ad un medico pisano presso la sede di Lucca. La denuncia Fimmg Pisa

Minacciata, fino quasi alle mani. E' successo ad una dottoressa pisana in servizio alla guardia medica di Lucca. L'episodio è denunciato dal consiglio direttivo Continuità Assistenziale e il Consiglio Provinciale Fimmg di Pisa, che esprimono solidarietà alla collega.

"Si tratta dell'ennesimo episodio di violenza ai danni di un medico di Continuità Assistenziale in servizio - commenta Luca Puccetti, segretario provinciale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale - non è più accettabile continuare a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza e non si può aspettare che si verifichi il peggio per vedere un intervento concreto da parte dell'azienda sanitaria e delle autorità competenti. Occorrono urgentemente iniziative e percorsi condivisi volti a favorire la tutela di chi esercita la professione medica in continuità Assistenziale".

Tutto è avvenuto domenica mattina 3 aprile, nella sede della Guardia medica di Campo di Marte a Lucca. La giovane professionista racconta: "Intorno alle 11 un uomo telefona in ambulatorio chiedendo la prescrizione del metadone. Al mio rifiuto ha iniziato a minacciarmi. Mentre gli spiegavo che se avesse avuto bisogno di assistenza medica lo avrei aiutato, mi faceva intendere che sarebbe venuto a picchiarmi. Ho quindi chiamato una prima volta il 112 che mi ha poi messo in contatto con la polizia. Agli agenti ho riferito delle minacce e mi è stato detto che l'uomo fosse un pregiudicato già noto alle forze dell'ordine".

L'uomo poi arriva davvero nella sede della guardia medica, intorno a mezzogiorno. La dottoressa per fortuna non è sola, c'è un altro collega. La donna chiama per la terza volta la polizia, che infine arriverà, mentre l'uomo la minaccia e urla inferocito. "Per fortuna c'era con me un collega che è riuscito a tenere lontana da me questa persona. Siamo molto scossi da quello che è avvenuto, fra l'altro in pieno giorno. Perché - domanda - dobbiamo lavorare in un clima di perenne tensione e paura di aggressioni o ritorsioni? Vorremmo essere messi nelle condizioni di fare il nostro lavoro in serenità".

Come strumento il medico pensa che sia "abbastanza singolare che non sia previsto, ad esempio, un numero diretto attraverso cui, noi pubblici ufficiali in servizio, possiamo contattare le forze dell'ordine. E' singolare che i nostri ambulatori e le nostre sedi, in particolare di notte, non abbiano un presidio di sicurezza. All'estero è la norma: le guardie mediche hanno servizi di sicurezza; qui invece no". La struttura stessa delle sedi di guardia medica è 'troppo aperta' per la donna: "Non c’è nessun filtro e neanche vie di fuga; per noi è impossibile capire chi viene e, nel caso in cui abbia cattive intenzioni, non possiamo neppure scappare per chiedere aiuto, perché nella maggior parte dei casi negli ambulatori non ci sono vie di fuga". 

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