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Cronaca

Riqualificazione stadio: "Rischio impantanamento, mettiamo in sicurezza il progetto"

La proposta del Pd: "Una nuova variante per evitare di ritrovarci tra qualche mese nella situazione di adesso". Sulla moschea: "Si proceda velocemente"

"Più si va avanti più si rischia di dover tornare indietro. Mettiamo in sicurezza il progetto stadio e allo stesso tempo garantiamo il diritto alla libertà di culto". E' la proposta del Pd pisano a pochi giorni dalla sentenza pronunciata dal Tar sul ricorso presentato dalla comunità islamica. Un giudizio che, secondo gli esponenti dem, rischia "di impantanare" il progetto della nuova Arena Garibaldi. Da qui "la sfida" all'amministrazione comunale, lanciata stamani, 5 giugno, nel corso di una conferenza stampa convocata nella sede di via Fratti.

"Si presenti una nuova variante urbanistica - spiegano il capogruppo consiliare Matteo Trapani, il segretario comunale Ranieri Del Torto e il segretario provinciale Fabrizio Cerri - che abbia ad oggetto unicamente lo stadio, separandolo dalla questione moschea. Contemporaneamente verifichiamo il progetto che presenterà il Pisa Calcio, insieme al Piano economico finanziario e alla questione relativa alla mobilità del quartiere. Si può fare tutto nel giro di 6 mesi. A queste condizioni garantiamo il nostro apporto a tutti i livelli".

Gli esponenti del Pd non si fidano dell'"eccessiva sicurezza" mostrata dall'amministrazione comunale secondo la quale il giudizio del Tar non metterebbe a rischio il percorso di riqualificazione dello stadio. "Con la giustizia amministrativa bisogna essere cauti - sostengono i dem - il rischio è di ritrovarci tra qualche mese nella situazione di adesso, perdendo tempo prezioso. Del resto gli stessi tecnici comunali che oggi ci dicono 'andrà tutto bene' sono gli stessi che nei mesi scorsi dicevano che non ci sarebbero stati problemi. Tutto il lavoro che è stato fatto dall'amministrazione si è basato su dei presupposti che la sentenza del Tar ha fatto decadere. Si è voluti andare avanti come treni e ci si è schiantati subito. I dubbi sono tanti, per questo è meglio mettere in sicurezza il progetto che, tra l'altro, è nato sotto la precedente amministrazione".

Secondo i dem la sentenza del Tar confermerebbe le criticità più volte segnalate dal Pd e dalle altre forze politiche di opposizione. "Si è voluto negare alla comunità islamica un diritto costituzionalmente garantito - affermano Trapani, Del Torto e Cerri - mescolando stadio e moschea in un unico procedimento. Un espediente di 'bassa lega' utilizzato per motivi elettorali e che niente aveva a che fare con ragioni urbanistiche. Fin da subito si sapeva il risultato che avrebbe prodotto. Lo stesso Corrado, a suo tempo, mostrò delle perplessità sull'accorpamento dello stadio con la moschea. Basta leggere la sentenza per rendersi conto della serie di gravissimi errori che sono stati fatti. Bisogna velocemente riparare alla situazione e permettere la costruzione della moschea. Minacciare il ricorso al Consiglio di Stato, come ha fatto il sindaco Conti, significa non voler accettare il giudizio del tribunale. Chiudiamo questo capitolo e apriamone uno nuovo. Andiamo avanti con la moschea e lo stadio".

Sulla vicenda interviene con una nota anche l'ex sindaco, Marco Filippeschi. "Sindaco e assessori - scrive  Filippeschi - invece di ammettere l'errore fatto annaspano e continuano sulla stessa strada: quella di una discriminazione immorale, prima ancora che illegittima". Secondo Filippeschi l'amministrazione comunale "minaccia di proseguire nell'ostruzionismo alla Moschea. Si profilano così gravi strappi alla legalità e poco potenziali obblighi di risarcimento".

"Per quanto riguarda la ristrutturazione dello stadio, necessaria - conclude l'ex primo cittadino - c'è solo da consigliare di fare un esame davvero approfondito dei riflessi della sentenza. Per dare pareri serve almeno il tempo di formularli, così si evita di fare peggio, di cadere in contraddizioni e perdere tempo. Siano dati in piena libertà da chi è competente a darne, con rigore e prudenza e non sotto pressione della politica, perché tutti vi si possano riconoscere e poi partecipino all'iter necessario dando il contributo che ad ogni consigliere comunale spetta di dare".

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