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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Piazza del Duomo

Alla scoperta di Orazio Riminaldi, un maestro pisano tra Caravaggio e Gentileschi

La mostra del pittore pisano, curata da Carofano e Lattuada, aprirà al pubblico venerdì 28 maggio nelle sale del Palazzo dell'Opera in piazza dei Miracoli

Un artista straordinario, dal respiro internazionale e dalle peculiarità fieramente pisane, mai dimenticate nel corso della sua evoluzione artistica: è l'identikit che tratteggia i caratteri principali di Orazio Riminaldi, un pittore nato nel 1593 e deceduto a causa della peste nel 1630, che nel suo curriculum vanta anche la realizzazione dei dipinti in olio della cupola del Duomo di piazza dei Miracoli. Alle sue opere, agli influssi subiti nel corso della carriera e ai forti collegamenti costruiti con Roma, all'epoca capitale dello Stato pontificio e una delle culle dell'arte europea e mondiale, e con due figure cardinali della pittura dell'epoca come Orazio Gentileschi e Caravaggio, è dedicata la mostra che aprirà i battenti al pubblico venerdì 28 maggio (fino al 5 settembre).

Nelle sale del Palazzo dell'Opera, in piazza dei Miracoli, l'allestimento è stato curato dai professori Pierluigi Carofano e Riccardo Lattuada su commissione dell'Opera Primaziale Pisana e del presidente Pierfrancesco Pacini. "L’idea della mostra è nata in occasione del recente restauro dei dipinti della cupola della cattedrale, realizzati da Orazio Riminaldi tra il 1627 ed il 1630 - commenta Pacini - un’opera monumentale, dipinta ad olio, non ad affresco come talvolta affermato, che raffigura l’Assunta portata in cielo dagli angeli e una teoria di santi. Una pittura che sino a quel momento non era possibile ammirare dal basso, a causa dello sporco che progressivamente si era accumulato sulle pareti nel corso dei decenni".

Saranno esposti dipinti di Riminaldi provenienti da prestigiose collezioni pubbliche, i modelli preparatori per la cupola, oltre al Ritratto dell’Operaio della Primaziale Curzio Ceuli, nonché l’Autoritratto. All’interno del Palazzo dell’Opera il percorso espositivo è scandito in nove sezioni che illustrano dapprima il contesto 'pisano' nel quale si formò Orazio Riminaldi, poi quello romano (con opere di Guido Reni, Giovanni Baglione, Agostino Tassi), senza trascurare i suoi primi maestri, Ranieri Borghetti, Aurelio e Orazio Lomi Gentileschi. In particolare, di Orazio Gentileschi sarà possibile ammirare la straordinaria Madonna col Bambino delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Corsini, un’opera che raramente viene concessa in prestito dal museo romano e soprattutto la Giuditta con la testa di Oloferne della collezione Lemme di Roma. Esposte anche importanti opere di maestri a lui legati, quali la Santa Cecilia con l’organo portatile di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, il San Pietro penitente di Guido Reni e la Santa Cecilia del Guercino, provenienti dalla Fondazione Sorgente Group. A conclusione del percorso della mostra sarà possibile visitare la cattedrale per ammirare la cupola dipinta da Riminaldi, nonché due sue tele presenti nella Tribuna: il Sansone e il Mosé e il serpente di bronzo.

Mostra Orazio Riminaldi Palazzo dell'Opera, 28 maggio - 5 settembre 2021

"Abbiamo creato un percorso tematico - spiega il professor Carofano - in cui trovano spazio anche due sezioni direttamente collegate al pittore. Una riguarda i tessuti rappresentati in molti dei suoi dipinti, utilizzati nel sedicesimo e diciassettesimo secolo. L'altra è incentrata sull'oreficeria, un'attività molto sviluppata a Pisa tra '500 e '600". Riccardo Lattuada conclude sottolineando "il superamento di tre stereotipi che purtroppo si trovano radicati nella corrente principale della storiografia di questo periodo storico. Orazio Riminaldi è un artista di riferimento per il contesto nazionale ed europeo, capace di diversificarsi sensibilmente dalle influenze caravaggesche. Inoltre Riminaldi aveva anche discrepanze dal pensiero artistico di Gentileschi ed esaltava la rilevanza di Pisa nel quadro artistico e culturale dell'inizio del '600: la città era più viva che mai".

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