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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Mura e gestione culturale della città: "Il lavoro volontario porta al ribasso qualità e dignità"

Diverse associazioni sono contrarie all'uso di volontari (e migranti) per attività come l'apertura delle mura medievali: "In ballo c'è la professionalità del settore turismo ed un concetto limitato di integrazione"

Uno sdoganamento del lavoro volontario, non retribuito, che spinge al ribasso stipendi e qualità, in questo caso del mercato turistico. Ed a pagare sarebbero sia i professionisti dei beni culturali che i richiedenti asilo. E' quanto accade a Pisa per le aperture straordinare delle mura medievali, secondo un cartello di associazioni che oggi, 3 marzo, hanno tenuto una conferenza stampa a Bagni di Nerone per esporre le conseguenze che il perseguimento di questo sistema può portare.

I soggetti che denunciano la situazione sono 'Progetto Rebeldìa', 'Africa Insieme', 'Scuola Mondo San Giuliano', 'Ass. Culturale Artiglio', 'Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali' e 'Il nodo - Collettivo politico pisano'. Il punto di partenza della critica all'amministrazione è l'impiego di circa 200 volontari per il servizio di gestione provvisorio del camminamento in quota. "E' una scelta questa - affermano le associazioni - che si colloca nell'ambito della progressiva precarizzazione degli inquadramenti contrattuali che, dal tempo determinato al voucher giornaliero, ha condotto inesorabilmente verso il lavoro gratuito".

Una problematica questa che viene da lontano. "Già nel 2014 - spiega Andrea Incorvaia, archeologo di 'Mi riconosci?' - ci fu un accordo fra Prefettura, Soprintendenza e Università, un'apertura alla sostituzione della professionalità in ambito culturale che fu duramente avversata da studenti, lavoratori del settore ed associazioni, fino a che fu bloccata. Eppure il concetto è semplice: come a fare le operazioni chirurgiche va il medico chirurgo, così a fare attività sui beni culturali deve andare un professionista del settore. E la cosiddetta gavetta va bene, ma si deve soppiantare il concetto del lavoro gratuito, che si basa su una logica di sfruttamento. Per questo come associazione a livello nazionale promuoviamo il PLaC, un Patto per il Lavoro Culturale, per regolarizzare l'accesso alle professioni e valorizzare il settore".

La lotta al volontariato che sostituisce il lavoro pagato è condotta anche sul lato migranti, alla luce sia del Decreto Legge 13/2017 del 17 febbraio, definito anche Decreto Minniti dal nome del Ministro dell'Interno, sia per le recenti sperimentazioni applicative di lavori socialmente utili. Per le mura saranno impiegati su base volontaria circa 20 migranti. "Un approccio che viene spacciato dall'amministrazione come di integrazione - spiegano gli attivisti di Rebeldìa - ma che veicola messaggi non corretti. Intanto si configura uno scambio fra il diritto garantito all'accoglienza ed il lavoro a ripagare tale diritto, mettendo le persone a fare mansioni che poco hanno a che vedere con lo scambio culturale di una vera integrazione sociale. E poi si foraggia il sistema in cui il volontario, speranzoso di un possibile futuro impiego pagato, accetta di operare gratis credendo che la sua esperienza faccia curriculum. Un mercato delle illusioni che già tanti giovani purtroppo vivono".

Le associazioni quindi si interrogano sugli sviluppi di questo sistema. Si parte dalle mura: "Per quanto ancora si dovrà far uso di personale volontario per rendere possibile la passeggiata? E quali saranno i futuri termini di fruizione, una volta che il percorso verrà gestito da un soggetto privato?". Sulla gestione generale del potenziale turistico-culturale della città: "Pisa potrebbe vivere di turismo - conclude Incorvaia - ma politicamente la gestione è sbagliata. Ora si parla della ruota panoramica, prima si sono installati i totem multimediali, quando poi mancano dei seri percorsi turistici. E' amministrata male Pisa in questo senso, quando invece avrebbe un grande potenziale da valorizzare, di luoghi e personale".

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