"190 milioni di buone ragioni per dire no": i ricercatori pisani si schierano contro la base di Coltano
La raccolta firme è già stata sottoscritta da oltre 60 studiosi dell'area pisana
"Chiediamo al governo di ritirare il DPCM e di rinunciare al progetto della nuova infrastruttura militare, sia a Coltano che in altri territori, qualora ciò comporti consumo di suolo e uso di risorse pubbliche destinate a finalità ecologiche e/o sociali". Si chiude con questa richiesta precisa l’appello di numerose ricercatrici, ricercatori e docenti dell’area pisana reso noto in vista dell’incontro a Roma tra il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il presidente della Regione Toscana, il sindaco di Pisa Michele Conti e i rappresentanti dell’Arma dei carabinieri.
L’appello è stato sottoscritto da un primo gruppo di 60 studiosi e studiose, tra cui Adriano Prosperi e Salvatore Settis, già docenti della Scuola Normale Superiore, Liliana Cori e Fabrizio Bianchi del CNR di Pisa, Giuliana Biagioli, presidente dell’Istituto di ricerca sul territorio e l'ambiente 'Leonardo' di Pisa, Enza Pellecchia e Giorgio Gallo, direttrice ed ex direttore del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace dell’Università di Pisa, Maurizio Iacono, già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e del Sistema Museale di Ateneo. Numerose e articolate le ragioni di questa presa di posizione. Innanzitutto, le "forti carenze di informazione, trasparenza e partecipazione" rispetto al progetto, noto da più di un anno alle autorità ma reso pubblico solo grazie al lavoro di indagine del gruppo consiliare Diritti in Comune, accompagnate da procedure autorizzative semplificate consentite dal PNRR e dalla previsione di un Commissario straordinario.
In secondo luogo, si contesta l’uso di 190 milioni di euro (costo stimato per l’intervento) tratti da fondi pubblici di finanziamento a destinazione sociale e/o ambientale, che nulla hanno a che vedere con un’opera di militarizzazione del territorio, per di più dentro un’area protetta: "in una fase storica segnata dalla necessità della transizione energetica ed ecologica, dagli effetti della pandemia di Covid-19 e della guerra in corso in Ucraina, le risorse pubbliche devono essere impiegate prioritariamente a garantire i diritti fondamentali alla salute, all’istruzione, all’alloggio, al lavoro, alla tutela del territorio e dell’ambiente".
Ma è soprattutto sull’elevato impatto sul territorio che insistono con preoccupazione i firmatari e le firmatarie. "Non solo il patrimonio di biodiversità distrutto dall’opera non potrebbe trovare alcuna degna compensazione economica - sul legge ancora nell’appello - ma i danni che ne deriverebbero vanno misurati anche in termini di produzione agricola considerato che attualmente l’area si presenta come suolo agricolo privo di forme di urbanizzazione, di costruzione e di qualsiasi forma di artificializzazione dei terreni, se non i normali, consuetudinari cicli agronomici di coltivazione; pertanto un intervento quale quello proposto si configura come un rilevantissimo consumo di suolo". La raccolta firme va avanti. Per sottoscrivere l’appello del mondo della ricerca contro la nuova struttura militare si può inviare un’email a appello.nobase.pisa@gmail.com.