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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Rossore

Rinnovo del Piano integrato del Parco: è scontro fra ambientalisti e associazioni di caccia

Da una parte le rivendicazioni delle organizzazioni venatorie, dall'altra le posizioni delle associazioni ambientaliste e del presidente Lorenzo Bani

La diatriba tra Parco di San Rossore e associazioni ambientaliste da una parte, e organizzazioni venatorie dall'altra arriva nelle stanze della Regione. Lo dichiarano i consiglieri regionali di Fratelli d'Italia Diego Petrucci e Vittorio Fantozzi: "Abbiamo chiesto l’audizione in Commissione Sviluppo economico e rurale dei rappresentanti di tutte le associazioni venatorie toscane. Una richiesta motivata dalla necessità di acquisire il loro parere in merito alla ridefinizione, con possibile ampliamento, dei confini del Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli".

"La cabina di regia delle Associazioni Venatorie Toscane sta monitorando il processo che porterà all’approvazione del nuovo Piano Integrato del Parco, un piano che dovrà mettere insieme esigenze di conservazione e tutela dell’ambiente e le attività dell’uomo. Le parole d’ordine devono essere trasparenza e condivisione - sottolineano Fantozzi e Petrucci - I cacciatori possono svolgere un ruolo importante nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità. L’attività venatoria che si svolge nelle cosiddette aree esterne o contigue, riservata ai residenti e fortemente regolamentata, ci sembra che non possa danneggiare gli equilibri o minacciare questa area protetta. Il Parco di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli è un patrimonio immenso della Toscana. Dal punto di vista naturalistico, immobiliare ma anche imprenditoriale, basti pensare agli stabilimenti balneari che vi insistono da Calambrone a Viareggio, alla cantieristica navale ed alle attività nautiche. Senza dimenticare l’eccellenza agricola ed ippica del parco, che ospita uno degli ippodromi più grandi d’Italia. Il Parco non è un museo e vanno tenute insieme e valorizzate tutte le sue componenti".

A generare questo confronto politico è la lettera, inviata lo scorso 9 febbraio alla presidenza del Parco, firmata da molte associazioni venatorie del territorio. "In questa fase si sta svolgendo un dibattito fuorviante e spesso strumentale, perché i confini del Parco non sono e non sono mai stati in discussione - spiega il presidente Lorenzo Bani - il piano ha l'obiettivo di preparare il Parco ad affrontare meglio le sfide del futuro e del presente, ad essere sempre di più modello per lo sviluppo sostenibile e motore della cultura ambientale del territorio. E' in base a questo principio che nel Parco si stanno individuando zone a diverso grado di conservazione e fruizione, ma che siano aree interne o contigue saranno sempre aree Parco". "Detto questo le discussioni vanno bene, fanno crescere, ma i ricatti sono inaccettabili, a maggior ragione in un momento in cui stiamo valutando le esigenze di tutti per trovare un equilibrio positivo".

Il presidente si riferisce a una lettera che nella giornata di ieri le sezioni provinciali delle associazioni Enalcaccia, Federcaccia, Libera Caccia e Arci Caccia hanno mandato ai loro iscritti chiedendo loro di non partecipare al bando del Parco per il reclutamento di personale ex art. 51 da utilizzare per il contenimento degli ungulati. Si tratta di uno degli strumenti che l'Ente sta adottando per contrastare la sovrappopolazione di ungulati e i conseguenti danni che provocano nelle aree agricole, che prevede una più stretta sinergia tra guardia parco e cacciatori attraverso la caccia di selezione in tutto il territorio, controllata e guidata dai guardia parco stessi. La lettera delle associazioni ai propri iscritti si conclude in una maniera che lascia poco spazio a interpretazioni: "Qualora questo invito non dovesse essere preso in considerazione e le vostre determinazioni dovessero andare contro le indicazioni decise in maniera unitaria dalle Associazioni scriventi, potrà essere valutata l’esclusione dall’Associazione di appartenenza".

Anche Legambiente Pisa, insieme a Cai Toscana, Italia Nostra - Sezione Toscana, Legambiente Toscana e WWF Toscana fanno sentire la loro voce sull'argomento: "L’attacco al Parco di Migliarino - San Rossore - Massaciuccoli di questi giorni da parte dei cacciatori è un ritorno alle polemiche anti-parco degli anni '80 e '90 del secolo scorso, e come allora, l’obiettivo è chiaro: procurare il massimo dei vantaggi agli iscritti di una 'corporazione', sempre meno numerosa ma ancora ben organizzata e combattiva. Spargendo paure infondate e allarmi ingiustificati sull’aumento di alcuni animali selvatici, e contrastando i metodi di controllo della fauna utilizzati dai Parchi, che sono invece molto più efficaci di quelli 'offerti' dal mondo venatorio".

"Con tutto il rispetto - proseguono le associazioni ambientaliste - che l’attività venatoria sia qualcosa di diverso dalla conservazione della natura lo dicono alcuni dati: più della metà delle specie di uccelli cacciabili in Italia sono sull’orlo dell’estinzione a causa del prelievo eccessivo. Riguardo ai mammiferi: l’allarme sull’aumento dei cinghiali è pretestuoso, spesso l’incremento di individui è dovuto a pratiche sbagliate come la caccia in braccata (che disgrega il branco e consente a molte più femmine di riprodursi) o a pessime pratiche di pasturazione, vietate ma persistenti in molti territori. I Parchi, invece, realizzano forme di controllo della fauna selvatica basate su studi, monitoraggi e pianificazione, per finalità pubbliche di tutela delle specie e degli ecosistemi, privilegiando laddove possibili metodi incruenti, e per questo sono avversate da una parte del mondo venatorio".

"Le minacce di questi giorni esternate da alcune associazioni venatorie contro quei cacciatori che collaborano con il Parco nel controllo faunistico dimostrano proprio questo: interessi corporativi contro interessi generali. Il numero di cacciatori presenti nelle aree esterne al Parco oggi è più che dimezzato rispetto al 1989, anno di approvazione del vigente Piano del Parco, e la lieve diminuzione di superficie in cui esercitare la caccia, proposta dalla bozza di nuovo Piano, potrebbe essere facilmente accettata in una prospettiva di vantaggi per l’intera comunità. In termini di aumento della tutela delle specie selvatiche e del territorio".

La conclusione è netta: "La pretesa delle associazioni venatorie di definire i confini dell’intero Parco è un assurdo, ma soprattutto significherebbe cedere la tutela di beni pubblici e collettivi a una corporazione che persegue gli interessi particolari di una attività privata: un prelievo in concessione di beni di proprietà pubblica. Quella parte della politica che è tentata oggi dall’abdicare alle proprie prerogative, in una logica di scambio con le associazioni venatorie, magari per vantaggi elettorali immediati, esercita male il proprio ruolo. Sia chiaro da subito. Noi non permetteremo che siano i cacciatori e definire i confini del Parco e contrasteremo con forza e determinazione questa sciagurata eventualità".

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