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Cronaca Pratale / Via Giovan Battista Pellizzi

Via Pellizzi, nuovo progetto di edificio da 7 piani: paura speculazione

Preoccupati i residenti per la proposta del privato, che rilancia l'intervento già bocciato nel 2016. La procedura va avanti, i cittadini raccolgono 250 firme e chiedono un confronto all'amministrazione

A distanza di un anno torna di attualità la vicenda delle nuove abitazioni in via Pellizzi, dopo la bocciatura del primo progetto da parte degli uffici comunali nel maggio 2016. Il privato ha inoltrato all'amministrazione una rinnovata proposta, ma le preoccupazioni dei residenti restano le stesse: la realizzazione di un grosso fabbricato soffocherebbe ancora di più il quartiere, già saturo e con un deficit di standard urbanistici.

Per questo motivo i residenti hanno raccolto circa 250 firme per chiedere all'amministrazione "un reale e franco confronto, prima che l'intervento venga approvato". La stessa Ylenia Zambito, assessore all'Urbanistica, nell'incontro aperto del 13 luglio 2016 promise ai cittadini che avrebbe promosso un nuovo appuntamento pubblico nel caso fosse stato presentato un nuovo progetto.

Il nuovo progetto

Al posto dei due appartamenti attualmente esistenti nell'immobile dell'ex Monopoli di Stato il privato vorrebbe costruire una palazzina di 7 piani, composta da 24 abitazioni, 32 posti auto e 16 garage. Da destinare ad area verde pubblica ci sarebbe anche un parco di circa 500 metri quadri, lungo oltre 100 metri e largo 4, adiacente la struttura. L'iter procedurale dell'istanza, classificata di fatto come una proposta di Piano di Recupero, è al vaglio della Conferenza dei Servizi, dopo la (ri)presentazione avvenuta il 22 dicembre 2016. L'iter prevede che, nel caso il progetto dovesse ricevere parere positivo dalla Conferenza, toccherebbe poi al Consiglio Comunale approvare quella che a tutti gli effetti sarebbe una nuova normativa urbanistica per la zona.

Diritto e volontà politica: le preoccupazioni dei cittadini

I residenti, riuniti in un comitato, hanno deciso nuovamente di far sentire la propria voce perché preoccupati da varie indicazioni, per le quali chiedono chiarezza all'amministrazione. Intanto "abbiamo saputo del nuovo progetto a maggio - spiega Ornella Aglioti - ed abbiamo fatto due richieste di accesso agli atti per avere le carte. Ora dobbiamo valutare i documenti del secondo accesso fatto a luglio, ma già si nota che da aprile sono cambiate la relazione illustrativa e le tavole. Quindi ci sono state già delle integrazioni al progetto, vorremmo capire cosa sta succedendo".

L'iter in sostanza procede, ed è anzi in stato avanzato. Eppure di questo 'piano di recupero' i residenti non ne sentono il bisogno. "Perchè la nostra non è un'area degradata - afferma Carlo Aliprandi - i proponenti dicono di aver colmato le carenze del vecchio progetto di parcheggi e verde pubblico, ma per noi lo hanno fatto in modo pretestuoso. Non abbiamo problemi di degrado, nell'attuale edificio di 2 piani vivono due famiglie. Siamo favorevoli ad una sistemazione dello stabile, in particolare del tetto con coperture in amianto, ma non possiamo accettare una cementificazione che non è sostenibile, per le stesse ragioni per cui ci opponevamo al vecchio progetto: carico urbanistico elevato e pochi servizi; fognatura carente; strade strette; assenza di piste ciclabili, reali marciapiedi e parcheggi; forte traffico di passaggio".

La paura è che la riqualificazione sia il 'grimaldello' con cui aprire le porte all'imponente costruzione. Il meccanismo lo spiega l'architetto consultato dai residenti, Riccardo Ciuti, già responsabile del settore urbanistico del Comune ai tempi della redazione del Piano Strutturale: "Il piano di recupero è usato in modo strumentale, perché così fa applicare al Consiglio Comunale una variante urbanistica senza la quale fare i 7 piani non sarebbe possibile. Il fatto è che un piano di recupero lo si fa per le aree degradate, che vengono appositamente censite dal Consiglio Comunale. La zona di via Pellizzi non è in questo elenco. Viene poi attribuita una premialità di volumetrie quando il Piano Strutturale definisce l'area come satura. Insomma, è un progetto che nei fatti non è praticabile".

In conclusione i residenti vorrebbero una presa di posizione politica da parte dell'amministrazione, orientamento che già lo scorso anno la Zambito aveva di fatto espresso nel senso della volontà di ridurre al minimo gli incrementi volumetrici in questo genere di interventi. La partita, nel concreto delle previsioni, resta aperta. "Possibile che il mattone - terminano i residenti - abbia ancora questo fascino per trainare l'economia? Chiediamo si faccia il procedimento partecipativo promesso e che si rispettino norme e buon senso".

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