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Cronaca

Officine Ristori, Garzotto (Fim): "I lavoratori vittima dell'accordo sottoscritto nel 2015 da Fiom ed Uilm"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

«Sulla gestione della crisi della Officine Ristori Fim, Fiom ed Uilm, già da tempo, hanno idee diverse. Può capitare». Il segretario di Fim/Cisl Claudio Garzotto torna sul recente accordo, sottoscritto in sede di Unione industriale pisana, tra i colleghi degli altri due sindacati e l’azienda metalmeccanica. «È vero, non abbiamo partecipato a presidi, scioperi e manifestazioni, benché - una settimana prima dell’inizio della mobilitazione -  i colleghi ci avevano gentilmente invitato ad aderire alle iniziative. E non lo abbiamo fatto semplicemente perché non condividiamo la strategia adottata dagli altri due sindacati confederali».

Ricostruisce Claudio Garzotto: «La Fim/Cisl, un anno fa, non era stata coinvolta da Fiom e Uilm nelle trattative con l’azienda. Poi i due sindacati, il 1 ottobre 2015 a Santa Maria a Monte, avevano sottoscritto un accordo con l’azienda. In questo documento i due sindacati concordavano con la Ristori come l’unico modo per affrontare la crisi fosse la riduzione strutturale del costo di lavoro. Una riduzione che sarebbe passata attraverso il licenziamento di 63 dipendenti, dopo il ricorso, per dodici mesi, alla cassa integrazione straordinaria».

Cosa si sarebbe dovuto fare, allora? «Avviare un tavolo di confronto in cui sindacati ed azienda insieme avrebbero potuto pensare come ridurre i costi di lavoro senza toccare il personale. Ad esempio avrebbero potuto studiare una diversa organizzazione del lavoro. Investire nella formazione e nell’aggiornamento professionale dei dipendenti. Cercare partner e nuovi segmenti di mercato. Elaborare progetti di rilancio, intorno a cui calamitare fondi regionali, europei e d’impresa. Tutto questo era possibile fare, per cercare di superare la crisi. E, forse, è ancora possibile fare, se tutti tornassimo intorno ad un tavolo di concertazione. La gestione del caso Fiat docet».

Con l’accordo sottoscritto in sede di Unione industriale, invece, «i lavoratori sono stati lasciati soli: ciascuno, individualmente, dovrà scegliere se ridursi lo stipendio e i mesi di lavoro. Sulla base delle risposte ottenute sapremo il numero degli esuberi». Insomma, è l’amara conclusione di Claudio Garzotto, «i dipendenti sono stati vittima dell’accordo del 2015».

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