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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Parco San Rossore: a rischio chiusura due centri visita e due riserve naturali

La denuncia parte dalle associazioni Wwf, Legambiente e Lipu: a causa dei tagli della Regione Toscana i 4 servizi non rientrerebbero più nelle attività necessarie del Parco, venendo così a cessare di operare con perdita di funzioni e posti di lavoro

A rischio sono il centro visita di Villa Borbone a Viareggio, la Riserva e centro visita del Chiarone a Massaciuccoli e la Riserva di Cornacchiaia a Tombolo. Da quanto affermano Wwf Pisa, Legambiente Versilia e Lipu Massaciuccoli la gestione e cura delle 3 aree non rientra più fra le attività necessarie del Parco di San Rossore, a causa dei tagli imposti dalla Regione Toscana all'Ente. Da qui il non rinnovo delle convenzioni, nonostante gli ottimi risultati annuali in termini di pubblico ed indotto. Una decisione quella della Regione che per le associazioni "cancellerà oltre 10 posti di lavoro stabile", causando una discontinuità nelle attività di coordinamento e direzione che impediranno la prosecuzione continuativa dei servizi, che graveranno in toto sulle spalle dei volontari.

L'ente Parco dal canto suo ribadisce la "piena collaborazione tra l’organismo di gestione dell’area protetta e le associazioni ambientaliste che operano del territorio". E' quindi riconosciuta la grande importanza delle strutture in esame rispetto la promozione e l'educazione all'ambiente, insieme alla loro attrattività turistica, per questo il Parco ritiene opportuno precisare che è sua intenzione "procedere quanto prima al rinnovo delle convenzioni relative ai tre centri visita". Precedentemente "nel 2014 non è stato purtroppo possibile rinnovare le convenzioni alla luce delle note pregresse difficoltà finanziarie nelle quali il Parco si è trovato suo malgrado e a causa delle quali all’Ente è stato sinora consentito di sostenere esclusivamente spese obbligatorie".

Le associazioni ambientaliste vogliono sottolineare l'importanza che la sussidiarietà ha nella gestione delle aree, oltre i compiti definiti nelle convenzioni: "L'associazione diventa un presidio sul territorio, diventa un'interfaccia tra l'Ente e la popolazione contribuendo ad una crescita sociale e culturale che la sola attività istituzionale non è in grado di garantire". Poi attaccano: "L'obiettivo degli enti competenti è invece quello di privilegiare le spese d'investimento in immobili, trasformando il Parco in una sorta di immobiliare di un patrimonio sempre più chiuso al pubblico, mentre mancano i fondi per l'esercizio corrente".

La situazione infatti mette comunque le associazioni che hanno gestito i centri visita in grave difficoltà: esse "si sono trovate quindi a scegliere fra non pagare i lavoratori che hanno prestato la loro opera fiduciosi nella condivisione con Parco e Regione degli obiettivi di promozione, educazione e conservazione degli habitat; oppure chiudere le associazioni stesse per ripianare il debito accumulato con i propri collaboratori. Un vero capolavoro di ingegneria finanziaria, non c'è che dire! Un'operazione che lascerà in piedi un Parco sempre più simile a una struttura tecnocratica che rinuncia alla sua mission culturale sulla popolazione, obiettivo fondamentale individuato dalla legge istitutiva e dallo statuto, per trasformarsi in mero ufficio di programmazione e controllo. Ma non si tratterebbe della morte stessa del Parco? In tutta sincerità, noi crediamo di sì".

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