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Palazzo della Sapienza, la perizia è pronta: quale sarà il suo futuro?

L'Ateneo pisano ha ricevuto la comunicazione che gli studi sulla stabilità della struttura sono terminati. Nel frattempo la comunità di Giurisprudenza sottolinea i problemi vissuti in questi mesi di divisioni tra aule e uffici

E' arrivata oggi all'Università di Pisa la comunicazione ufficiale, da parte dei periti incaricati, della conclusione della perizia tecnica sul Palazzo della Sapienza, chiuso da un anno e mezzo per problemi di stabilità. Nelle ultime settimane si erano alzate numerose polemiche sulla chiusura prolungata della struttura, senza avere notizie circa lo stato in cui versa e le prospettive per una riapertura nel futuro. I risultati della perizia saranno prima presentati alle istituzioni direttamente coinvolte, forse già in questa settimana, e poi all'opinione pubblica e ai media.

Docenti, dottorandi, personale amministrativo, tecnico e bibliotecario, studenti di Giurisprudenza, facoltà che aveva proprio nello storico palazzo la sua sede, si sono mobilitati ponendo alcune questioni in una lettera. "Tra qualche giorno sarà resa pubblica la perizia relativa alle condizioni di stabilità del Palazzo della Sapienza. Finalmente si potrà cominciare a ragionare del suo futuro su una base concreta: un futuro che, ovviamente, non potrà ignorare ciò che la Sapienza è stata per secoli, ossia la sede dei corsi di Diritto, per accogliere i quali fu appositamente costruita - si legge nell'intervento - il dibattito pubblico seguìto alla chiusura del palazzo sembra averne ignorato o sottovalutato l’esito forse più drammatico: vale a dire lo smembramento della comunità scientifica e umana che si raccoglie intorno agli studi giuridici pisani".

"Questa comunità, che nella Sapienza occupava l’intero piano terra, buona parte del primo e una discreta parte del secondo piano, con 11 aule per più di 1000 posti a sedere complessivi, 3 salette per seminari ed esercitazioni, un laboratorio informatico, due sale di lettura per studenti, una sala professori, tre (ex)dipartimenti con le rispettive cospicue biblioteche, ha vissuto le traversie di tutti gli sfollati, con il concreto rischio di ricadute, tra l‘altro, sulle iscrizioni degli studenti - prosegue la comunità di Giurisprudenza - l’Ateneo ha cercato e tempestivamente attivato le migliori soluzioni per fare fronte all’emergenza: nonostante ciò oggi questa comunità umana, scientifica e didattica si trova frammentata tra poli didattici variamente dislocati, uffici amministrativi e studi dei docenti sparpagliati in vari palazzi".

Se la comunità di Giurisprudenza è convinta di aver affrontato le difficoltà con grande decoro, senza polemiche inutili, dall'altra parte sottolinea come l'emergenza non sia ancora terminata. "Giurisprudenza non ha una sede e la mancanza di una sede costituisce una ferita gravissima per un’istituzione, perché ne compromette l’identità prima ancora che l’efficienza - sottolineano docenti, studenti e amministrativi - siamo perciò convinti che lo sforzo da intraprendere per disegnare il futuro della Sapienza non possa ignorare, né lasciare in secondo piano, le esigenze vitali di quella che è stata la Facoltà ed è oggi il Dipartimento di Giurisprudenza, le cui attività sono state da sempre ospitate in Sapienza. E siamo fiduciosi che questa sia anche la convinzione del nostro Ateneo".

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