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Cronaca

Sanità, si pensa al post pandemia: "Il nuovo personale rafforzerà i presidi territoriali"

Nell'ambito di Pisa 175 tra infermieri, oss e ostetriche sono stati impegnati in servizi aggiuntivi attivati dall'Asl. Il punto della direzione aziendale

"L'Azienda Usl Toscana nord ovest è impegnata nell'azione di reperimento del personale infermieristico e oss da assegnare alla varie strutture aziendali e, nonostante le numerose difficoltà, è riuscita ad oggi ad acquisire risorse utili in parte per l’apertura di nuove attività". L'ente sanitario fa il punto sui numeri attuali del personale impiegato nei servizi di assistenza, a seguito del progessivo rientro dell'emergenza pandemica, il quale "permetterà a breve - scrive in una nota - di ridurre in queste aree la presenza di personale specificatamente dedicato, andando a rinforzare altri settori, anche per permettere la ripresa delle attività routinarie dopo il periodo estivo".

"Nel confronto tra il 31 dicembre 2019 (epoca pre-Covid) e il 2022 - analizza la direzione aziendale - colpisce il personale infermieristico impiegato in attività nuove o potenziate. Nell'ambito territoriale di Pisa si sono occupati di servizi aggiuntivi e innovativi rispetto a tre anni fa, grazie anche alle nuove acquisizioni di personale, 72 infermieri, 100 oss e 3 ostetriche. In particolare a Pisa l’impiego di personale per nuove attività ha riguardato 21 infermieri, 19 oss e 2 ostetriche. Hanno garantito azioni legate al Covid (come l’esecuzione di vaccinazioni e tamponi Covid) ma anche altre non legate direttamente alla pandemia (ad esempio l’adeguamento dell’attività preventiva e domiciliare e il potenziamento dell’infermieristica di famiglia)".

In Valdera, invece, il personale impiegato per nuovi servizi "è rappresentato da 40 infermieri, 51 oss e una ostetrica. Anche in questo caso hanno assicurato sia servizi Covid (come l’istituzione del check point all’ingresso dell’ospedale Lotti di Pontedera e il supporto alle Usca) che no Covid (come l’adeguamento dell’attività dell’Agenzia di Continuità Ospedale-Territorio e il potenziamento dell’infermieristica di famiglia). In Alta Val di Cecina, infine, il personale impiegato per nuovi servizi è rappresentato da 11 infermieri e 9 oss. Si sono occupati di attività legate al Covid  (tra cui l’esecuzione di vaccinazioni e tamponi Covid) e di altre non legate alla pandemia (attivazione dell’automedica a Volterra e apertura delle Cure intermedie non Covid e Hospice)".

"Questi dati - evidenzia il direttore del Dipartimento delle professioni infermieristiche e ostetriche Andrea Lenzini - confermano che in questi tre anni è cambiato in maniera sostanziale il nostro modo di fare sanità. La pandemia e tutti gli aspetti correlati a questo periodo complesso e senza precedenti nella nostra storia sanitaria hanno reso necessario aprire nuovi servizi e/o potenziare e/o adeguare alle esigenze del momento alcune attività già esistenti. E’ stato uno sforzo incredibile per tutto il nostro personale, che in certi casi è stato chiamato a modificare le sue abitudini lavorative e i suoi comportamenti quotidiani. La risposta degli operatori è stata però straordinaria e vorrei ringraziarli tutti, ad uno ad uno, per quello che hanno fatto nel periodo di picco pandemico ma anche per quello che stanno facendo oggi, nella gestione dell’attuale fase di regressione del virus e della progressiva ripresa dell’attività sanitaria". Sono sotto monitoraggio gli organici, per valutare la pressione sui servizi e la capacità di rispondere alle esigenze. "Se i dati sulla pandemia, come ci auguriamo, continueranno a diminuire, alcuni di questi operatori potranno essere impiegati in settori più tradizionali in maniera da consolidare il personale nei reparti ospedalieri e sul territorio".

"Un aspetto che mi preme sottolineare - prosegue il dottor Lenzini - è quello del potenziamento in corso del modello dell’infermiere di famiglia e di comunità, che era partito sul territorio dell’Azienda Usl Toscana nord ovest proprio dall’anno 2019, introdotto dalla Regione Toscana con la delibera 597 del giugno 2018. La nuova figura ha permesso di sviluppare nuovi modelli organizzativi territoriali, in grado di  rispondere sempre più alla gestione della cronicità, come era emerso anche da una riflessione all’interno del dipartimento infermieristico aziendale. La sua funzione primaria è quella di prendere in carico un gruppo ben definito di cittadini, per rispondere ai loro bisogni di assistenza, intercettandoli anche prima che si manifestino. L’infermiere di famiglia e di comunità rappresenta quindi un punto di riferimento per la cittadinanza anche per quanto riguarda l'informazione sanitaria, la prevenzione, la promozione della salute e l'accesso ai servizi che l'azienda sanitaria mette a disposizione dei cittadini. L’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità negli ambiti territoriali Asl sta comportando un fondamentale cambiamento di cultura, che porta sicuramente dei benefici ai cittadini. L’infermiere diventa infatti il riferimento per una popolazione geograficamente definita e conosciuta ed è, in sinergia con il medico curante, la figura sanitaria qualificata che si occupa dell’intero gruppo familiare, avvalendosi quando necessario di colleghi esperti in ambiti specifici".

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