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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Cisanello / via Paolo VI

Rinviato sfratto per una famiglia con 3 figlie piccole in 38 metri quadri: "Basta affitti ingiusti"

Presidio la mattina di martedì in via Paolo VI a Cisanello. La 'Piattaforma soluzioni abitative': "Servono regole per un mercato drogato"

Bambine piccole, vent'anni in tre, che giocano nel porticato di una palazzina, godendosi la bella mattinata di sole. Lì vicino babbo e mamma, lei accanto a lui, lui che tiene sotto il braccio la cartellina con dentro scartoffie e ricevute di tutti gli affitti pagati. Aspettano l'ufficiale giudiziario che gli notifichi lo sfratto, per la terza volta, per finita locazione. Intorno a loro una 40ina di persone della 'Piattaforma soluzioni abitative'. 

L'intera mattinata di oggi 4 ottobre, al picchetto in via Paolo VI a Cisanello, è stata di attesa, in una tranquillità apparsa di routine. Come se la partita dell'assistenza sociale di chi attende la casa popolare fosse giocata altrove. Il nucleo familiare è molto ben piazzato nella graduatoria 2022 per l'assegnazione di un alloggio, vuole passare ad una soluzione abitativa tutelata come è loro diritto, migliore degli attuali 38 metri quadri. Passato mezzogiorno il breve confronto con chi di dovere: sfratto rinviato al 10 gennaio 2023, con la promessa di non rivedersi più fra loro, l'ufficiale giudiziario e l'avvocato della proprietà.

E' questa, in breve, la cronaca del presidio antisfratto organizzato dagli attivisti pisani, già pronti a mobilitarsi di nuovo per altre situazioni probabilmente più complesse. Ma non meno emblematiche. La storia di questa famiglia di origini straniere è quella tipica di un ricongiungimento: lui arriva a Pisa nel 2002 per lavorare, dal 2004 vive nella casa attuale; nel 2011 cambia la proprietà dell'immobile passando a quella odierna. Affitto 600 euro. Intanto, a distanza di circa 10 anni, lo raggiunge la moglie. Il lavoro come carpentiere funziona fino a che il titolare chiude bottega, l'uomo così ripiega a fare il magazziniere, part-time a tempo indeterminato. Nel 2015 c'è il primo sfratto per morosità incolpevole, procedura revocata grazie ai fondi del relativo bando e la stipula di un contratto a canone concordato di circa 300 euro, sostenuto per 2/3 dalla Società della Salute.

"Il contratto poi è scaduto a fine 2020 - racconta il padre di famiglia - ma ho continuato a pagare i 300 euro. Ho dato al proprietario anche la parte che era a carico della Società della Salute. Do 600 euro ogni due mesi all'agenzia, ho tutte le ricevute". Una continuità non facile da assicurare: "Penso giorno e notte al lavoro, a come far vivere la famiglia. Si guadagna poco e ti senti sfruttato, sento diffusa la credenza che lo straniero tanto non capisce bene. Hai paura quando paghi l'affitto, perché pensi 'mangio io o il padrone di casa?'. Ci sono tante spese, come i libri per le bambine, le bollette...". Alla parola 'bollette' il pensiero va subito ai rincari e dopo un inaspettato sorriso aggiunge: "... bollette che speriamo sian basse!". La proprietà ha decine di immobili fra Pisa e San Giuliano Terme. "Lo avrò visto in tutto due volte - aggiunge - l'ultima è stata quando ho pagato il debito". 

Kevin Speranza della 'Piattaforma soluzioni abitative' sottolinea l'aspetto sociale del presidio antisfratto: "Per noi questi appuntamenti servono per rimanere vicini alle persone. Facciamo colazione insieme, condividiamo esperienze, ci raccontiamo le nostre vite. Rimaniamo uniti e ci informiamo sui nostri diritti". E il clima poteva sì essere più teso. "Dove sono le istituzioni? Tutto questo potrebbe evitarsi - prosegue - se fossero messe a disposizione le abitazioni necessarie. Abbiamo gli indirizzi delle case da ristrutturare, perché non si fa? C'è un mercato libero degli affitti che è drogato, bisogna subito intervenire a livello normativo per regolamentarlo e non permettere che una casa di 38 metri quadri con una camera costi 600 euro".

Come segnalato anche dall'Unione Inquilini, il servizio sociale sembra restare un passo indietro. "Gli assistenti cambiano ogni anno, non si sa con chi parlare - dice il padre di famiglia - ieri mi hanno chiamato chiedendomi se avessi trovato una soluzione, per andarmene. Che potevano mandarci in albergo. Ho detto che non potevo uscire così. Vado via subito appena mi danno una casa". "Chiami più e più volte, ci passi e non c'è nessuno che ti ascolta, è un'impresa solo avere informazioni", insiste Kevin. Che aggiunge: "Ci sono poi le pressioni, come l'ufficiale giudiziario che scrive 'interverrà l'esercito' nello scorso avviso del rinvio dello sfratto. Una cosa assurda e grave". 

INTERVERRA' L'ESERCITO-2

Se la speranza adesso è che la famiglia possa essere assegnataria di una casa entro il periodo di scadenza dello sfratto, restano da affrontare i prossimi casi simili, o più gravi. Dal punto di vista politico, era presente al presidio il consigliere comunale di Diritti in Comune Francesco Auletta: "Dicevamo da tempo che una volta finita la pandemia e con lo sblocco degli sfratti sarebbe esplosa una bomba sociale. Siamo solo all'inizio, ci sono almeno 2 o 3 sfratti a settimana. Questo è un esempio di quanto sia aggressiva la rendita, protesa ai maggiori profitti e contro cui bisogna intervenire per evitare che a pagare siano le fasce più deboli. Serve il recupero degli alloggi chiusi. Da parte nostra faremo anche un'interrogazione per capire se ci sono ritardi nei pagamenti delle imposte da parte del multiproprietario. Chiederemo anche spiegazioni al prefetto e al presidente del Tribunale su questo 'interverrà l'esercito', azione in tutta evidenza impossibile ma che appare come una vera e propria intimidazione".

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