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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Miniato

Omicidio-suicidio San Miniato, polemica sulla Fondazione Federico Zini: la difesa del padre

In una lettera Maurizio Zini racconta che l'istituto è nato per dare continuità all'opera benefica del figlio portata avanti con il progetto 'Un Pallone per un Sorriso'

La tragedia dell'omicidio-suicidio di San Miniato dello scorso 26 maggio ha distrutto dal dolore due famiglie. A distanza di oltre due mesi dal fatto, in agosto, era nata una polemica circa una fondazione intitolata a Federico Zini, il giovane autore del gesto estremo, con una petizione online che ne chiedeva la cancellazione. Oggi 6 settembre la famiglia Zini, con il padre Maurizio, risponde alle accuse di inopportunità spiegando la natura dell'istituto.

La fondazione era stata "definita come 'una fondazione contro la violenza sulle donne' - racconta Maurizio - è stata oggetto di numerosi linciaggi mediatici che hanno portato ad attacchi gratuiti e a pesanti accuse mosse nei confronti della nostra famiglia: gli haters e i nuovi 'Giuda Digitali' mai e sottolineo mai, si sono preoccupati di documentarsi circa le basi e le reali finalità della Fondazione Federico Zini". 

"La Fondazione Federico Zini - entra quindi nel dettaglio il padre - è l'impegno della nostra famiglia e di tutti i familiari, insieme agli amici e a tanti uomini e donne di buona volontà, a portare avanti le attività sociali e benefiche che Federico, insieme al fratello fin dal 2016, è riuscito a realizzare attraverso il progetto 'Un Pallone per un Sorriso', che registra sul web complessivamente circa 22.700 followers, nato dall'idea di raccogliere fondi tramite la vendita, realizzata per mezzo di aste online, delle maglie indossate e firmate da giocatori di serie A, B, C e campionati esteri, destinando il ricavato ad associazioni e fondazioni di beneficenza dedicate all’aiuto dei minori colpiti da gravi patologie cliniche. Una iniziativa che portava avanti anche obiettivi di sensibilizzazione e prevenzione di tutti quei fenomeni legati a tematiche di degrado e violenze, perpetrare nei confronti di soggetti accomunati da uno stato di debolezza - derivante dall’età, dalle condizioni di salute…- e, quindi, casi di emarginazione sociale, cyberbullismo, adescamento sul web".

A contrario "scopo di questa Fondazione non è certo suscitare sterili e denigranti polemiche tra i media, né come è stato detto 'mancare totalmente di rispetto a qualcuno'". In uno dei passaggi della lettera Maurizio Zini ricorda anche che "non è nostra intenzione, e purtroppo ancor prima in nostro potere, rimuovere verità o responsabilità; alla famiglia di Elisa Amato abbiamo espresso fin da subito il nostro profondo dolore e richiesta di perdono per un gesto che, anche pubblicamente, abbiamo condannato e sempre condanneremo".

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