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Cronaca

Polizia, Ugl: "Carenza di personale e mezzi, ma soprattutto non c'è certezza della pena"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Il problema della sicurezza di Pisa e provincia merita attenzione, risposte serie e concrete da parte della politica nazionale, locale e del nostro Ministero dell’interno. Sono queste le prime parole di Lorenzo Cardogna - Segretario Provinciale del Sindacato UGL Polizia di Stato di Pisa - all’indomani della polemica tra Carabinieri e Magistratura pisana sulla liberazione dello spacciatore brasiliano. Inutile nascondersi, Pisa è una meta per milioni di turisti provenienti da tutto il mondo e un crocevia di studenti, non possiamo continuare a lavorare facendo tutti i salti mortali.

La Questura di Pisa, come le specialità della polizia di stato - continua Cardogna - devono essere innanzitutto rinforzate in termini di uomini e mezzi. Infatti, per quanto concerne il profilo del controllo del territorio, i cittadini dovrebbero sapere che l’apparato della sicurezza, negli ultimi 15 anni, è stato debilitato. Abbiamo strutture fatiscenti, pochi mezzi e uomini a disposizione, la polizia sta invecchiando, l’età media dei poliziotti si attesta attorno ai 48 anni. In toscana non abbiamo un CIE, uno strumento indispensabile per gestire la fase di espulsione degli stranieri che delinquono.

Ma soprattutto i cittadini dovrebbero sapere tutti che, ora come ora, la cosa più importante e necessaria che adesso manca è la certezza della pena. Potremmo mettere anche un poliziotto ogni dieci metri a controllare la nostra città, mettere una Questura in zona stazione o una in ogni quartiere, prevedere opere di risanamento e riqualificazione urbana di tutti i quartieri ma, se quando arrestiamo un delinquente, questo non va immediatamente in carcere a scontare tutta la sua pena, continueremo a vanificare il lavoro delle forze dell’ordine. Le forze di polizia, come la magistratura – conclude Cardogna - applicano le norme che il parlamento legifera. La legge prevede che non può applicarsi la custodia cautelare in carcere se non sia prevedibile l’irrogazione da parte del giudice di una pena superiore a tre anni. O cambiano le cose o sarà sempre peggio.

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