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Cronaca

Coronavirus e vaccino, la protesta: "Noi precari dell'Università esclusi dalla campagna"

I dottorandi e i dottori di ricerca degli Atenei di Pisa, Firenze e Siena fanno sentire la loro voce contro la decisione della Regione di escluderli dalla seconda fase della campagna vaccinale

L'Associazione dei dottorandi e dottori di ricerca in Italia (Adi) fa sentire la propria voce riguardo all'avvio della seconda fase della campagna vaccinale in Toscana, che sta coinvolgendo, tra gli altri soggetti, il personale docente e non docente delle Università della regione. I coordinamenti di Pisa, Firenze e Siena esprimono il completo dissenso in merito alla scelta di escludere proprio i precari dalla somministrazione del vaccino.

"Questa mancata considerazione si fa ancora più colpevole in una situazione emergenziale come quella causata dalla pandemia da Covid-19. Dottorandi, assegnisti e collaboratori a progetto svolgono quotidianamente un lavoro fondamentale per il proseguimento delle attività di didattica e di ricerca degli atenei toscani (e di tutta la nazione), nonostante inquadramenti contrattuali che spesso non garantiscono la tutela minima per i diritti dei lavoratori. Perché di lavoro si tratta, nonostante questo aspetto venga spesso dolosamente trascurato" spiegano i firmatari del comunicato.

I rappresentanti di Pisa, Firenze e Siena ricostruiscono la vicenda: "Nel primo pomeriggio del 9 febbraio, la Regione ha mandato una lettera ai rettori delle università toscane con cui rendeva noto agli stessi che le vaccinazioni sarebbero state effettuate a favore di 'tutto il personale universitario docente e non docente sia a tempo indeterminato che a tempo determinato', formula generale che non ha contribuito a chiarire la platea dei destinatari della misura. Nella stessa giornata del nove, alle ore 16:40, cioè a un’ora e venti minuti dall’inizio delle prenotazioni sul sito della Regione, è stata inviata alle università un’integrazione che chiariva come nelle liste di vaccinazione fossero inclusi solamente i 'professori, ricercatori, personale T\A, bibliotecario e CELL (a tempo determinato e indeterminato)'".

"Crediamo che la ratio dietro l’individuazione delle categorie dei beneficiari della misura non tenga nella debita considerazione le mansioni cui sono tenuti i precari e le precarie della ricerca, in buona parte sovrapponibili a quelle degli stessi docenti e ricercatori strutturati" affermano i membri dell'Adi. "Dottorandi, assegnisti e borsisti frequentano costantemente biblioteche, archivi, laboratori e altri luoghi potenzialmente a rischio ogni giorno - proseguono - allo stesso modo dei docenti o, se possibile, ancora più assiduamente. La nostra presenza negli Atenei garantisce il supporto alla didattica e agli esami, il tutorato a laureandi e tirocinanti. Il nostro lavoro è determinante nel sostenere ed integrare l’opera del personale strutturato delle nostre Università, il cui inesorabile sottodimensionamento minaccia la continuità didattica e di ricerca".

I membri dei Comitati di Pisa, Firenze e Siena aggiungono: "Questa nostra attività, peraltro, non vede a contropartita una reale valorizzazione formale ed economica delle attività svolte. Inoltre, molti corsi di dottorato continuano a richiedere l’obbligatorietà di un soggiorno all’estero per il proprio percorso formativo, nonostante la pandemia in corso. E' chiaro come la possibilità di vaccinarsi possa essere un sollievo per tutta la comunità dei lavoratori della ricerca".

"Non è inoltre chiaro se la vaccinazione sia riservata ai soli residenti in Toscana. La nostra precaria condizione lavorativa è talmente incisiva nelle nostre vite che ci porta a cambiare spesso città: da ciò deriva che molti e molte di noi non hanno la residenza in Toscana. Ma in Toscana viviamo, in Toscana lavoriamo e in Toscana potremmo ammalarci. La comunicazione confusa sulle linee guida adottate dalla Regione Toscana ha impedito l’adozione di una prassi comune, creando insopportabili discriminazioni, sulla base di afferenza  alle diverse università, tra persone ugualmente meritevoli delle medesime tutele".

"Chiediamo perciò - conclude il comunicato firmato da Adi - che la possibilità di ricevere il vaccino contro la Covid-19 venga estesa anche ai lavoratori precari del settore della ricerca, senza discriminazione alcuna. La Regione Toscana non può continuare a ignorare il nostro diritto alla salute".

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