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Cronaca

Patto sulla sicurezza, presidio contro le politiche del governo: "Pisa laboratorio della guerra ai poveri"

Esponenti del nuovo soggetto 'Potere al popolo' hanno manifestato il dissenso ai Daspo urbani ed in generale contro la visione "distorta e classista della sicurezza" del Ministro Minniti

Il nuovo soggetto politico nazionale nato per le elezioni politiche 2018 'Potere al Popolo', costituitosi anche a Pisa lo scorso dicembre, ha organizzato stamani, 11 gennaio, un presidio di contestazione alle politiche del governo portate avanti dal Ministro dell'Interno Minniti, presente a Pisa per la firma del 'Patto per Pisa Sicura'. Alla formazione politica di sinistra partecipano a livello cittadino Rifondazione Comunista, la rete Eurostop ed Una Città in Comune.

"La nostra è una battaglia storica contro le misure Minniti-Orlando - ha spiegato il consigliere comunale Francesco Auletta - Pisa è la prima città in Toscana ad aver approvato i Daspo, dimostrando come sia un laboratorio della repressione e della guerra ai poveri. Non è un caso che proprio i primi Daspo siano stati fatti verso chi rappresenta la marginalità sociale. Le politiche portate avanti da Filippeschi sono quelle che condurrebbe un qualsiasi amministratore leghista. Fare pipì per strada è un problema di sicurezza? Oppure l'uso sempre più diffuso di sostanze stupefacenti pesanti fra i giovani si risolve con la Polizia? Il sistema attuale favorisce le narcomafie, non le combatte. Senza contare che con i Daspo si scarica, anche culturalmente, ai margini il problema, con chi è in difficioltà che viene spostato dal centro alla periferia. Oggi in Prefettura - conclude Auletta - è una parata di destra. Serve un'inversione di tendenza".

Valter Lorenzi, del movimento Eurostop: "Minniti veicola le politiche dell'Unione Europea decise nel summit di Malta di alcuni mesi fa, con il via ai percorsi di contenimento degli sbarchi con veri e propri lagher in Libia, fatti con accordi con tribù locali, per permettere all'Eni l'estrazione di petrolio. Gli uomini vengono fermati, il petrolio passa. E' una politica coloniale diretta. Si spendono soldi per la presenza militare in Niger, ma non ci sono risorse per i precari del Cnr. Siamo qui per denunciare questa realtà, che parla di un'Italia diversa da quella che ci raccontano. Si dice che è diminuita l'immigrazione, ma non si parla dell'emigrazione di 50enni che non trovano lavoro. Tutte situazioni che le politiche del governo non risolvono".

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