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Cronaca

Ricerca: studenti pisani in Svezia per lanciare un esperimento nello spazio

Con il progetto U-PHOS 19 studenti dell'Università di Pisa hanno partecipato al programma Rexus/Bexus supervisionato dall'Agenzia Spaziale Europea

Il conto alla rovescia è quasi terminato. Il 15 marzo partirà da Kiruna (Svezia) il razzo sonda per realizzare l'esperimento del progetto U-PHOS, portato avanti da 19 studenti dell'Università di Pisa. Sviluppato dalle agenzie spaziali svedese e tedesca e supervisionato dall'Agenzia Spaziale Europea, U-PHOS si inserisce nel programma Rexus/Bexus, che permette agli allievi degli atenei europei di cimentarsi in progetti reali di ricerca e sviluppo.

Lunedì scorso 7 membri del team sono partiti per raggiungere l'Esrange Space Center e dare avvio alla settimana preparatoria al lancio. L'interesse nell'evento ha catturato l'attenzione anche della Dainese, la nota marca di abbigliamento tecnico, che è diventata sponsor principale della spedizione. A sostenere il progetto sono anche altre realtà del territorio locale e nazionale.

"U-PHOS è nato 2 anni fa - racconta Paolo Fattibene, parte del sotto-team Outreach - e da allora ha superato le varie fasi in maniera brillante ed esaustiva, riscontrando la soddisfazione e l'apprezzamento degli ingegneri organizzatori del programma. Il nostro progetto consiste in una PHP (Pulsating Heat Pipe), una condotta di diametro millimetrico, riempita da un fluido, che opportunamente inserita tra una sorgente calda e un pozzo freddo genera un flusso di calore senza l'utilizzo di componenti attivi: questa sua caratteristica permette un vantaggio economico per la bassissima necessità di manutenzione". 

"Quello che vogliamo ottenere dall'esperimento - prosegue Fattibene - è capire come il flusso di calore si propaga in ambiente di milligravità, ovvero nella condizione in cui la gravità terreste è molto bassa e quasi impercettibile. Applicazioni future di questa nostra tecnologia possono essere sfruttate in campo aerospaziale, tuttavia questa ricerca scientifica è ancora ad uno stato embrionale e per essere utilizzata necessiterà di altre caratterizzazioni".

L'esperimento consiste quindi nello spedire lo strumento in volo parabolico a bordo del razzo fino a un'altitudine di circa 100 chilometri, con poi la conseguente ricaduta verso terra. Nel mese di aprile ci sarà l'analisi dei dati e la presentazione dei risultati con un evento divulgativo.

Il pregio dell'iniziativa, oltre al potenziale scientifico, risiede nell'esperienza del lavoro sul campo, insieme ai contatti in ambito internazionale. Non ultima poi l'interdisciplinarità: il team è suddiviso in 6 settori, guidati dal team leader e project manager Pietro Nannipieri. Dell'area 'Outreach' fanno parte Lorenzo Barsocchi, Edoardo Pratelli e lo stesso Paolo Fattibene; i 'Meccanici' sono Andrea Catarsi, Giulia Becatti, Eugenio Ferrato. Per la paret 'Software': Lorenzo Quadrelli e Federico Celi; 'Elettronici': Federico Nesti, Pietro Guardati, Gabriele Meoni; 'Termici': Alessandro Viglione, Paolo Di Giorgio; 'Test Integration': Luca Buoni, Martina Anichini, Stefano Piacquadio, Francesco Zanaboni, Edoardo Mancini.

"Vorrei sottolineare - conclude Fattibene - l'obiettivo educativo che il progetto ha avuto. I ragazzi del team hanno imparato a lavorare in gruppo, a interagire con le aziende, a sviluppare capacità di critica e problemi solving. Tutto questo in un progetto che ai fini didattici non è utile per raggiungimento di crediti formativi o di esperienze extra curricolari. Siamo stati guidati solamente dalla passione e dalla fame insaziabile di conoscenza. Siamo ragazzi che in un futuro vicino termineranno gli studi, entrando con esperienza nel mondo del lavoro". 

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