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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Cep / Piazza San Ranieri

Sociale, famiglie in difficoltà: protesta alla Cittadella della Solidarietà della Caritas

Nel pomeriggio di lunedì circa 30 manifestanti hanno occupato l'emporio a cui possono rivolgersi le persone in difficoltà. La presidente Sds Capuzzi: "Valuterò le proposte, ma niente tavolo di confronto con questi metodi"

"Scaffali vuoti, con cibi anche scaduti, quando i magazzini sono piedi di roba". Parte da qui la denuncia di alcune famiglie dei quartieri popolari, che intorno alle 14.30, all'orario di apertura, hanno occupato l'emporio della Cittadella della Solidarietà, la struttura in Piazza San Ranieri al Cep dove è possibile acquistare tramite una carta con crediti prepagati generi alimentari e di consumo. Il servizio, riservato a famiglie in difficoltà, è diretto dalla Caritas di Pisa. Sono iscritte circa 400 famiglie, per 1300 persone seguite.

LA PROTESTA. I manifestanti hanno chiesto fin dal primo momento un incontro con le istituzioni pisane del sociale. "Da tempo ci sono segnalazioni dalle famiglie in difficoltà - hanno affermato dal presidio - oggi abbiamo trovato scaffali vuoti, materiale igienico aperto, cibo scaduto, con poi il magazzino pieno. Famiglie che da 2 anni vengono qui, dopo che nel 2015 sono stati tolti i buoni spesa. In pratica questi sono stati sostituiti con questo servizio, dove una volta che si ottiene la possibilità di accedervi su discrezione degli operatori Caritas, ci troviamo a fare la spesa in un posto 'per poveri', con scarsa qualità e file interminabili dove si può finire con l'estrazione della lettera che decreta l'ordine di ingresso e se sei sfortunato trovi tutto esaurito".

"Vogliamo il ripristino dei buoni spesa - insistono i manifestanti - già allora c'era l'umiliazione di doversi prostrare agli assistenti sociali per avere un aiuto per noi fondamentale, ma almeno potevi scegliere ciò che volevi dal supermercato, come tutti. Adesso con questo servizio, dove vengono accreditati mensilmente i punti con cui fare la spesa per massimo 6 mesi, punti decisi in base alle situazioni singole, siamo messi peggio di prima, nonostante i proclami e gli investimenti pubblici".

LA CARITAS. Dall'associazione spiegano che il materiale disponibile nell'emporio viene da donazioni o viene acquistato dalla stessa Caritas. Nel primo caso è il frutto di collette o di accordi, come con l'aeroporto per i beni ritirati ai controlli (esempio i flaconi di shampoo trovati anche a metà). Nel secondo si tratta di generi alimentari di prima necessità, come pasta, olio, passata di pomodoro, carne o tonno in scatola, il necessario per un pasto completo. Il motivo di queste spese è per non essere dipendenti totalmente dalle donazioni quando poi si va ad esporre il cibo nell'emporio.

Il centro è sotto la direzione della Caritas e gestito principalmente dalla cooperativa 'Il Simbolo', vi svolgono attività due operatori ed una decina di volontari. Può capitare - riferiscono sempre dalla Caritas - che ci siano momenti di difficoltà nel lavoro, nel caso di oggi alcuni prodotti scaduti sono stati esposti per errore. Sulla durata del servizio di massimo 6 mesi l'associazione specifica che sono rinnovabili e per vario tempo, in base ad una riconsiderazione della situazione fatta dagli operatori Caritas.

Le parole del direttore don Emanuele Morelli: "Attacco strumentale mai accaduto prima".

INCONTRO CON LA CAPUZZI. L'assessore al sociale e presidente della Società della Salute Sandra Capuzzi è intervenuta alla Cittadella ed ha incontrato i manifestanti. "La faccia ce la metto sempre, anche se questi metodi non sono ammissibili. La protesta ha bloccato per 2 ore il servizio, con un'esposizione mediatica anche di persone che magari volevano tutelare la propria privacy. Comunque sia ho parlato con loro, con chi era quantomeno più incline al dialogo, ed ho recepito proposte anche giuste e fattibili. Mi sono presa una settimana per decidere. Potrò anche chiamare alcuni di loro per approfondire alcuni aspetti presentati, ma non farò un tavolo con chi usa questi atteggiamenti, che rendono solo tutto più difficile".

"Come amministrazione - prosegue la Capuzzi - devo valutare la rappresentatività del bisogno. Finora sulle modalità di gestione del servizio non si era lamentato nessuno, oggi erano una ventina, su 1300 utenti. Sicuramente si può migliorare, ma non accetto proteste strumentali. Come detto mi sono fatta dare le loro proposte che valuterò". Fra queste ci sono i buoni spesa: "I buoni spesa sono erogati tramite i supermercati, ci sono contratti che vanno rinnovati, durante questa pausa tecnica si è cercato di compensare in questo modo. E' successo in anni passati che non era previsto nulla. La merce acquistabile con i punti è comunque valutata in modo più conveniente che al supermercato".

Sempre sui buoni: "Alcuni di essi sono ancora in essere, forse non sono stati attribuiti a chi manifestava. Altri godono di contributi che sono alternativi a questi benefici. In ogni caso per prevedere nuovi buoni spesa servono accordi con la grande distribuzione. Non si può obbligare a fare intese attività commerciali che sono nel libero mercato, e certamente è più difficile se si verificano questi problemi".

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