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Cronaca San Rossore

Profughi a San Rossore in protesta: niente paga giornaliera e vestiti bucati

Alcune associazioni hanno fatto visita giovedì ai migranti che sono stati accolti a Piaggerta e che hanno puntato il dito contro la cattiva gestione del centro di accoglienza, "isolato dalla società, senza alcun contatto con l'esterno"

Protesta dei profughi ospitati a Piaggerta, all'interno della Tenuta di San Rossore, ieri mattina. I migranti accolti a Pisa in seguito ai recenti sbarchi sulle coste italiane si sono stesi a terra lungo alcuni viali del parco. Lo rendono noto gli attivisti di Una città in comune, Africa Insieme e Rebeldìa che hanno fatto visita agli immigrati. Alla base della protesta la gestione del centro di accoglienza in cui risiedono.

"Secondo quanto ci è stato riferito, i profughi non hanno mai ricevuto il cosiddetto 'pocket money', cioè la piccola paga giornaliera (2,50 euro) che spetta agli ospiti delle strutture. Si tratta, è bene precisarlo, di una somma di denaro modesta ma preziosa: con questi soldi, i migranti possono tra l’altro chiamare le loro famiglie rimaste nei paesi di origine, che spesso non hanno notizie dei loro congiunti e temono per la loro incolumità (ricordiamo che stiamo parlando di richiedenti asilo, cioè di persone fuggite a guerre o persecuzioni) - affermano gli attivisti - gli ospiti lamentano anche una distribuzione irregolare e saltuaria dei capi di vestiario: in effetti, molti indossavano abiti vecchi, sporchi o addirittura bucati… Nessuno di loro, dopo settimane di presenza a Pisa, era in grado di parlare italiano, perché nessun corso di lingua è stato organizzato per loro. A tutto questo si deve aggiungere la condizione di isolamento in cui vivono i profughi: Piaggerta è nel cuore del Parco di San Rossore, in un luogo lontanissimo dalla città e dai servizi".

Le associazioni chiedono chiarimenti alla Prefettura, che ha coordinato la gestione dell'emergenza.

"Se è vero che gli ospiti di Piaggerta non ricevono il 'pocket money', non hanno una fornitura adeguata di vestiario, non dispongono di corsi di italiano, significa che siamo di fronte ad una violazione evidente delle normative in materia di accoglienza - sottolineano ancora gli attivisti - ricordiamo che una recente circolare del Ministero dell’Interno, datata 19 marzo, obbliga gli enti gestori ad adeguarsi a precisi standard, che in questo caso non sono stati rispettati. Questa è dunque l’accoglienza che la nostra città sa garantire a chi fugge da guerre, persecuzioni e violenze?".

Intanto il gruppo consiliare di Una città in comune annuncia anche l'intenzione di presentare sull'argomento una interpellanza in Consiglio Comunale.

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