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Cronaca

Provincia di Pisa: sulle questioni “derivati” e “salario accessorio dipendenti”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

In merito alle iniziative assunte, e alle considerazioni espresse, da parte dai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Cobas, relativamente a due temi inerenti l’attività della Provincia di Pisa (quello sintetizzabile come “operazione derivati” e quello riguardante il “salario accessorio per dipendenti”), l’amministrazione ritiene indispensabili alcuni chiarimenti.

Primo. Legare tra loro le due questioni tramite un vincolo di causalità (semplificando: “si nega un piccolo aumento al personale, perché si scontano gli effetti negativi dell’operazione derivati”) significa mischiare due ambiti tra loro del tutto non connessi, creare confusione e fare anti-informazione.

Secondo. In riferimento alla discussione sul solo “salario accessorio”, è anzitutto necessaria una premessa: le disponibilità economiche per assegnare gli “integrativi” sono attinte da uno specifico “Fondo risorse decentrate”, la cui entità massima è stabilità per legge; la Provincia può decidere di utilizzarne una parte (rimanere, in sostanza, sotto il tetto fissato dalla normativa), ma mai può eccedere tale limite; e dal “Fondo risorse decentrate” vengono ricavati gli stanziamenti con cui erogare i salari accessori sia a favore dei dipendenti, sia a favore dei “funzionari con posizione organizzativa”. Ebbene, la realtà è che i dipendenti della Provincia di Pisa percepiscono, in termini di “risorse decentrate aggiuntive”, la quota massima concessa dalla legge: e, a livello di corrispettivo pro capite, l’emolumento più alto di tutta la Toscana. Al contrario, l’indennità da “Fondo risorse decentrate” assegnata ai “funzionari con p.o.” della Provincia di Pisa risulta la più bassa dell’intero scenario regionale.   

Terzo. La scelta, da parte della Provincia, nel 2007, di acquisire uno “strumento finanziario derivato” (che, giova ripeterlo, non ha alcuna relazione con i meccanismi di attribuzione del “salario accessorio”) rimandava non certo alla volontà di condurre un’operazione speculativa, ma all’intenzione di ridurre il peso degli interessi passivi sui debiti (da mutui) gravanti in quel momento sull’ente. Debiti il cui ammontare (“ereditato” dalle amministrazioni precedenti) si presentava particolarmente oneroso: corrispondeva per l’esattezza a 192 milioni di euro (identico a quello di fine 2004, quando l’operazione-derivati fu concepita). Trattandosi di un debito in gran parte (circa ¾) a tasso variabile, e attraversando allora il Paese un periodo di rischiosa fluttuazione dei tassi, la soluzione del “derivato” fu considerata funzionale ad alleggerire, almeno, il carico degli interessi passivi. E, dati alla mano, quell’obiettivo è stato conseguito: basta confrontare le cifre. Nel 2008 (anno in cui non vi erano flussi da derivati) la Provincia, per onorare i mutui contratti, ha pagato 13,3 milioni di euro di rimborso capitali più 9.4 mln di interessi passivi, per un totale di 22.7 mln; nel 2013, invece, la cifra complessivamente versata è stata di 15.4 mln di euro, ovvero il 32% in meno. Questi i numeri; il resto sono opinioni.

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