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Cronaca

Referendum moschea, sentenza del Tribunale: il Comune deve procedere con l'iter

Accolto il ricorso del comitato promotore 'Il Popolo decide'. Ritenuta non corretta l'interpretazione dei garanti, che avevano sospeso il giudizio sull'ammissibilità data la vicinanza con le elezioni politiche

Il Tribunale civile boccia la scelta del Comitato dei Garanti del Comune di Pisa di sospendere l'ammissibilità del nuovo quesito referendario sulla moschea, a causa della vicinanza delle elezioni politiche ed amministrative. La sentenza notificata ieri 14 febbraio, che risponde al ricorso d'urgenza fatto dal comitato promotore 'Il Popolo decide', impone all'ente di procedere con la valutazione, che presumibilmente sarà positiva: lo stesso quesito era già infatti stato approvato nell'aprile 2016, in quel caso il referendum saltò per un problema nell'autenticazione delle firme raccolte.

Il referendum sulla moschea quindi, allo stato di cose attuali, si farà. "Ho sempre avuto fiducia - ha commentanto il portavoce del comitato referendario Manuel Laurora - perché si trattava di garantire il diritto di partecipazione dei cittadini alla vita democratica della città, sulla base del principio costituzionale della sovranità popolare". Non accolta la tesi dell'applicazione dei limiti temporali all'indizione del referendum: "L'unico dettaglio - spiega Laurora - è che non si può votare lo stesso giorno delle amministrative, quindi anche il giorno prima o quello dopo, e si poteva votare anche durante le politiche, perché sono piani diversi, come già successo in molte altre città italiane".

Il procedimento referendario, posta comunque la possibilità per il Comune di ricorrere in appello, può andare avanti, fino a giungere alla raccolta delle firme, all'indizione ed al voto. "Resta il rammarico - prosegue il portavoce - per il fatto che si sia perso tanto tempo e che si sia potuti arrivare a questo punto soltanto passando attraverso la via del processo. Per di più il Comune di Pisa ed i Garanti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali, tanto era infondata la loro argomentazione".

Il valore politico del caso

La vicenda ha un evidente valore politico. In primis per le polemiche sul primo referendum e sulla questione in sé: si va dal primo quesito da riformulare perché "potenzialmente discriminatorio per ragioni di religione", dicevano a febbraio 2016 i Garanti, fino alla critica che il referendum fosse una "battaglia strumentale e negatrice di diritti fondamentali" legata alla "situazione internazionale e le paure legittime dei cittadini", fermo restando che la previsione urbanistica della moschea è in realtà presente da tempo nei piani urbanistici comunali (dichiarazioni del consigliere comunale Pd Juri Dell'Omodarme, settembre 2016). Molte le forze del Consiglio Comunale che criticarono l'approvazione del quesito nell'aprile 2016. In ogni caso il dialogo con la comunità islamica per il centro di culto va avanti fin dal 2012.

In seconda battuta rileva per il ruolo che può avere nel dibattito per le elezioni. E' chiaro che in una campagna elettorale l'esito di un voto può sempre stimolare partecipazione, animare i toni, spostare equilibri. Per le politiche il 'pericolo' può dirsi in parte scampato: dal momento dell'ammissione del quesito, che potrebbe avvenire nel giro di alcuni giorni, scatteranno i termini massimi di 120 giorni per la raccolta firme e successivi 90 giorni di tempo per l'indizione da parte del Comune. Sulla carta, se i tempi saranno rapidi, è possibile che si arrivi anche a ridosso delle amministrative di maggio/giugno.

Se in quel momento il clima si farà probabilmente rovente, non meno duri sono i primi commenti e le posizioni di alcuni candidati alle elezioni del 4 marzo. "Giustizia è fatta - ha commentato il capolista alla Camera di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli - il tribunale ha deciso che l'iter referendario sulla moschea di Pisa deve andare avanti e non può essere fermato dalle elezioni. Il Comune proceda in tal senso e si rassegni a far esprimere i cittadini su una questione così delicata, noi continueremo come abbiamo sempre fatto a stare dalla loro parte: la libertà di culto per alcuni non può minare la sicurezza di tutti. La sentenza dimostra che il muro alzato dal sindaco Filippeschi era solo una forzatura ideologica. Purtroppo si tratta dell'ennesimo episodio di uso strumentale delle istituzioni da parte degli esponenti di sinistra, a cui piace tappare la bocca con metodi antidemocratici a tutti coloro che osano manifestare opinioni diverse dalle loro. L'amministrazione colga una volta tanto l'occasione di prendere atto, oltre che delle sentenze dei tribunali, della volontà dei cittadini nessuna moschea può essere realizzata senza la trasparenza sui fondi e controlli stringenti su chi la frequenta".

"Apprendo con soddisfazione l'esito del ricorso - ha detto il candidato alla Camera della Lega Nord Edoardo Ziello - non appena verrà fissato il termine, per l'acquisitizione delle sottoscrizioni, mi impegnerò nella raccolta firme a sostegno del referendum. Dobbiamo opporci al piano di costruzione di nuove moschee, che sta vivendo l'Europa, fin tanto che gli stati islamici non garantiranno il principio di reciprocità e la parità tra uomo e donna".

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