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Cronaca

RetiAmbiente, l'assessore: "Bene la gestione pubblica, ma vanno riformati gli Ato"

Filippo Bedini analizza aspetti positivi e negativi del soggetto gestore del servizio di raccolta rifiuti

A seguito del definitivo affidamento del servizio di raccolta rifiuti a RetiAmbiente, l'assessore all’ambiente del Comune di Pisa Filippo Bedini ripercorre il percorso intrapreso dall'amminitrazione e traccia le linee della prossima azione della gestione coordinata.

"Dopo l’approvazione in Consiglio comunale a Pisa - esordisce la nota - l’Assemblea di Retiambiente ha votato il nuovo statuto e l’assemblea di ATO Toscana Costa ha affidato il servizio a partire dal 1 gennaio 2021. Con 48 voti a favore, 9 contrari e 7 astenuti, venerdì scorso l’assemblea di Retiambiente ha votato il nuovo statuto. I Comuni favorevoli, con 79,48% del capitale sociale, hanno così finalmente messo fine a una storia che si trascinava colpevolmente dal 2011. La società che dal 1 gennaio 2021 andrà a occuparsi, a seguito dell’affidamento del servizio da parte dell’ATO Toscana Costa, dei servizi di raccolta dei rifiuti e igiene urbana, avrà la forma di una holding in house, e manterrà attive le Società Operative Locali che già svolgono il servizio sul territorio".

"Quella di una società interamente pubblica, che abbiamo sbloccato con il nostro ingresso a metà 2018 nelle assemblee di Ato e Retiambiente, è una scelta strategica - analizza Bedini - che supera il modello della società mista con la previsione di individuare il soggetto privato tramite gara. Riteniamo che rifiuti e igiene urbana debbano essere gestiti dal pubblico, per moltissime ragioni, non ultimo il fatto che diversamente sarebbe diventato praticamente impossibile esercitare il controllo analogo, un aspetto fondamentale. E con la formula cui si è arrivati i Comuni possono continuare ad avere voce in capitolo su un servizio essenziale e strategico, non abdicando alle loro funzioni: la holding che mantiene le singole società non solo garantisce il controllo analogo, ma permette anche alle singole Amministrazioni Comunali di mantenere la capacità di verificare da vicino la qualità del servizio offerto e intervenire anche nei dettagli e sui piccoli disservizi con tempestività ed efficacia. Diversamente saremmo andati incontro a scenari imprevedibili".

La decisione del gestore unico, "si chiamasse Retiambiente o in qualsiasi altro modo, è invece una strada obbligata, che discende da una legge regionale, con la quale si è voluto suddividere la Toscana in 3 ambiti enormi: Ato sud, Ato centro e Ato TC, il nostro, che comprende più di 100 Comuni delle quattro province di Pisa, Lucca, Massa-Carrara e Livorno. Ed è qui che sta il vulnus a monte di tutta la vicenda: gli ambiti così come configurati sono troppo grandi e variegati per poter pensare di ottimizzare un servizio complesso come quello della raccolta dei rifiuti e dell’igiene urbana. Dalla Lunigiana all'isola d'Elba, da Castelnuovo Garfagnana a Volterra, l’ambito comprende al suo interno realtà molto diverse tra loro sia dal punto di vista della conformazione dei territori, che dal punto di vista della concentrazione demografica".

"E' un modello che farà fatica a funzionare - sostiene l'assessore - noi pensiamo che il modello vincente sarebbe quello di prevedere ambiti di dimensioni più ridotte, pensati con criteri di omogeneità dal punto di vista delle caratteristiche per così dire 'geografiche' e su basi legate all’insistenza demografica sui territori. Ma questa è una battaglia che si deve svolgere su un altro campo, quello della politica regionale: in questo senso faccio appello a tutti i neoeletti rappresentanti del centro-destra in Consiglio Regionale perché si riveda il sistema dei 3 Ato in direzione di ambiti più piccoli e omogenei. Che gli ATO così come configurati dalla Regione Toscana siano un fallimento lo dimostra il fatto che il loro scopo primo era che il ciclo di raccolta di ogni Ato fosse chiuso all’interno di ciascun Ato: raccolta - riciclo - trattamento. Ma non tutti gli Ato sono, già oggi, in condizione di fare la fase del trattamento. C’è un problema, quindi, che riguarda anche le infrastrutture presenti (o assenti?) in Toscana. In proposito si sta aprendo proprio in queste settimane un dibattito in merito: la sinistra al Governo ha già cambiato idea, dato che recentemente ha svelato le carte per il futuro, proponendo un ATO unico per tutta la Toscana, a cui far gestire non solo il servizio dei rifiuti, ma anche quello dell’acqua".

Per il futuro gli auspici sono molteplici. "Il primo - dice Bedini - è che Retiambiente diventi, come indicato dal presidente del CdA che fino a oggi ha seguito il percorso, lo strumento per ottimizzare gli aspetti economico-finanziari, di programmazione e pianificazione. Attraverso un lavoro di razionalizzazione e gestione complessiva la società si pone un duplice obiettivo, molto ambizioso: avere un servizio migliore e al contempo, nel medio - lungo termine, una riduzione dei costi e quindi delle tariffe. Maggiore qualità a minor costo. Dal punto di vista economico, gli aspetti che convincono di più sono legati al risparmio: gli investimenti sulla parte impiantistica per andare a conferire in impianti del gruppo può consentire tariffe standard equilibrate, secondo la logica 'prima i Comuni del gruppo'. Un unico centro amministrativo può fare appalti di gruppo, che riducono i costi. Ma soprattutto, per quanto concerne i mezzi e le attrezzature, si prevede di ridurre le spese per l’azienda grazie alla standardizzazione (che permetterà di minimizzare gli importanti costi di manutenzione) e all’interscambiabilità".

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