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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Rifiuti: sull'inceneritore di Ospedaletto la risposta di un membro del comitato di 'Rifiuti Zero' al presidente Geofor

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera di Silvia Giamberini che fa parte del comitato pisano che promuove la proposta di legge di iniziativa popolare 'Rifiuti Zero'.

"Ho letto con interesse il vostro articolo del 5 agosto, in cui riportate la risposta del dott. Marconcini, presidente di Geofor SpA, alle osservazioni sollevate dal gruppo consiliare "Una Città in Comune".Il dott. Marconicini dà una sua visione della strategia di gestione dei rifiuti e dice in sostanza: “Anche ipotizzando uno scenario con percentuali di raccolta differenziata medie pari al 70% rimarrebbe un 30% di rifiuto indifferenziato, pari a circa 270 mila tonnellate annue. Non è pensabile di gettare tutte queste tonnellate in discarica, perché ce lo impedirebbe anche l’Unione Europea, essendo il nostro ATO molto ricco di rifiuti urbani biodegradabili, che non possono finire in discarica. Una parte dovremmo perciò continuare a destinarla verso la valorizzazione energetica. Quindi, verso l’inceneritore"“

Vorrei commentare brevemente le affermazioni del dott. Marconcini.

1) È vero che il D. Lgs. 36/2003, di attuazione della cosiddetta "direttiva discariche" della UE, pone dei limiti alla quantità di rifiuto biodegradabile che può andare in discarica. L’ obiettivo è 115 kg/abitante/anno nel 2011 e 81 kg/abitante/anno entro il 2018 (quindi un quantitativo assoluto e non percentuale come invece lascia intendere il dott. Marconcini). Per raggiungere l'obiettivo è necessario potenziare la raccolta differenziata (RD) anche della frazione organica, e pretrattare il rifiuto indifferenziato in modo da selezionale la frazione organica e sottoporla a trattamento di stabilizzazione, diminuendone quindi ulteriormente la quantità (nella stabilizzazione si perde acqua e parte della frazione organica come CO2, quindi il peso diminuisce).

2) È vero anche che una raccolta differenziata del 70% invece che del 40% (che è all'incirca la percentuale attuale del Comune di Pisa e percentuale media toscana) la si ottiene solo se la percentuale di RD della frazione umida (biodegradabile) cresce molto. Quindi con una percentuale di RD del 70% non sarebbe vero che il rifiuto residuo non potrebbe andare in discarica perché troppo umido, in quanto la frazione umida biodegradabile sarebbe raccolta a parte e destinata a recupero (digestione anaerobica, compostaggio, etc.) e la sua presenza nel rifiuto tal quale diminuirebbe drasticamente. Inoltre, poiché non possono andare in discarica rifiuti non pre-trattati, la frazione biodegradabile del rifiuto destinato alla discarica diminuirebbe ulteriormente con i trattamenti descritti sopra.

3) Afferma il dott. Marconcini che l'ATO Costa produce circa 900.000 t/anno. La produzione di rifiuti è in diminuzione e lo dovrebbe essere anche in futuro, sia a causa della contrazione dei consumi, sia grazie - auspichiamo - a politiche serie di diminuzione della produzione di rifiuti alla fonte che dovranno finalmente essere attuate (chieste anche queste - e mai realizzate -dall'Unione Europea!!!).

4) la sola discarica di Peccioli ha ricevuto negli ultimi anni dalle 250.000 alle 350.000 t/anno di rifiuti, 4-5 volte quel che riceve l'inceneritore di Ospedaletto, autorizzato per un massimo di 65.000 t/a. Quindi le 270.000 t/a di indifferenziato residui dal 70% di RD potrebbero:

a) diminuire ancora grazie alla riduzione della produzione di rifiuti alla fonte, all'ulteriore aumento della raccolta differenziata, e, se contenessero ancora una discreta percentuale di frazione organica, con un adeguato trattamento meccanico-biologico.

b) essere nel frattempo smaltite in discarica, perché in quantità assolutamente compatibile con la capacità di smaltimento in discarica dell'ATO Costa, che ci arriva con la sola discarica di Peccioli.

Possiamo affermare anzi che, con una produzione di 270.000 t/anno di rifiuti indifferenziati, l'alimentazione dell'inceneritore potrebbe venire a mancare, perché sull' ATO abbiamo due inceneritori (Pisa e Livorno), e il solo inceneritore di Pisa dovrebbe bruciarne almeno 60.000 t/anno per giustificare la sua attivazione, mentre la frazione combustibile del residuo indifferenziato potrebbe anche essere insufficiente perché le frazioni che bruciano meglio (carta, plastica) dovrebbero andare alla RD lasciando all’ indifferenziato un rifiuto con poco potere calorifico. Quindi dovendo decidere quale impianto "sacrificare", la scelta razionale dovrebbe essere proprio quella di dismettere l'inceneritore di Ospedaletto, perché il più antieconomico.
 

Allora perché non pianificare adesso la chiusura di questo inceneritore obsoleto e antieconomico? Azzardo un'ipotesi: che si voglia, adesso che si sta formando il Gestore Unico dell'ATO Costa, mantenere in vita l'inceneritore perché questo costituisce un "asset" di Geofor Patrimonio, largamente partecipata anche dal Comune di Pisa. Chiudere l’impianto significherebbe annullarne il valore patrimoniale. Credo che sia questo che si vuole impedire, anche se ciò è contrario agli interessi dei cittadini, che pagano in bolletta passività dell'inceneritore e si trovano sul territorio un impianto che di fatto limita l'aumento della raccolta differenziata ed emette diossine".

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