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Cronaca

Riforma sanitaria e assistenza territoriale: "Nel modello sì alle case della salute"

In discussione i passaggi di applicazione della riforma, come la riduzione dei distretti territoriali. La Sds pisana chiede tutela per il presente e spinge per la creazione delle case della salute

Costruire un modello condiviso e facilmente accessibile sul territorio per rispondere ai bisogni dei cittadini, secondo le loro necessità, ricorrendo all'ospedale solo per cure intensive. E' questo l'obiettivo della Società della Salute pisana, che intende partecipare attivamente al processo di riorganizzazione dei servizi previsto dalla riforma sanitaria toscana. Tanto infatti c'è da discutere, al fine di stabilire e programmare in modo integrato tutte quelle attività di indicazione, cura ed assistenza sia medica che sociale che la riforma intende promuovere.

I primi passi verso la semplificazione sono stati fatti, ora si tratta di dare corpo pratico alle previsioni, termine ultimo il 30 giugno. Dopo la creazione delle 3 Asl macro-aree al posto delle 12 precedenti, con Pisa inserita nella 'Toscana Nord Ovest', in queste settimane si discute circa il potenziamento delle zone distretto e la loro riduzione di numero, con la ridefinizione dei loro confini.

Questi aspetti, apparentemente riguardanti solo il livello 'interno' dell'organizzazione del sistema sanitario, in realtà rappresentano la base per lo sviluppo del modello di assistenza territoriale, inteso come prima risposta ad esigenze di intervento, informazione e alla presa in carico dei pazienti per percorsi assistenziali. In breve al grosso delle cure di cui i cittadini hanno bisogno, al primo approccio al proprio percorso di cura, insieme ai servizi burocratici collegati.

Il distretto di Pisa, composto dai 9 comuni della Società della Salute, è fra i 21 ambiti territoriali su 34 che rispettano i requisiti preposti dalla legge regionale (popolazione fra i 60 e 260mila abitanti, area dai 200 ai 1700 km quadrati e fra i 5 e 22 comuni). Al momento non sembrano quindi prospettarsi modifiche sostanziali in merito alla zonizzazione dei distretti, che pure saranno ridotti anche se ancora non si sa a quante unità. Resta in piedi ed anzi viene spinta dalla presidente della Sds Sandra Capuzzi e dal direttore Giuseppe Cecchi, la previsione a Pisa di una casa della salute, polo centrale del modello di assistenza territoriale.

Spiega l'assessore e presidente Sds Capuzzi: "Verosimilmente la Sds non subirà variazioni nei propri confini, poi dipenderà se le altre zone accetteranno le previsioni. Rispettiamo i parametri ed abbiamo l'ospedale di riferimento. Non faremo muro in caso di ampliamenti, ci confronteremo. Certo ci saranno più competenze per la Sds di distretto, per questo si tratta di definire gli aspetti divisi fra Asl, Aoup e Comune, e se non sia quindi il caso di affidare risorse direttamente agli enti che gestiranno gli aspetti socio-sanitari".

"La nostra intenzione - prosegue la Capuzzi - è comunque quella di essere protagonisti di questo processo e non subirlo, facendo partecipare i Comuni, i soggetti del terzo settore e le Sds delle aree limitrofe. Di certo va preservato quanto fatto finora, chiediamo quindi che fra i critieri della zonizzazione si valuti anche la nostra capacità di sviluppare reti di cura e la presa in carico dimostrata finora".

"Quando si parla di 'governance' - afferma Giuseppe Cecchi, direttore della Sds - si parla di programmazione dei servizi, degli uffici per erogare i servizi, di presa in carico dei percorsi assistenziali. Si devono distribuire i presidi e rendere facile l'accesso, per questo è importante definire gli ambiti territoriali ottimali, ottimali per i cittadini. Stiamo discutendo di questo. A Pisa manca una casa della salute, e invece servirebbe".

"In Regione c'è già la proposta - approfondisce Cecchi - ne abbiamo chieste 3, una a Pisa in via Garibaldi, dove ci sono già l'80% dei servizi che servono ma occorrono più spazi, poi una per l'area est zona Cascina e una a nord per San Giuliano-Vecchiano. Se si vuole dare valore al territorio come si dice, deve cambire anche la gestione delle risorse. Sviluppare la sanità territoriale significa avere un presidio che funziona per la gestione della maggioranza dei pazienti, sono infatti minoritari quelli che poi hanno bisogno di un ricovero in ospedale".

La casa della salute, se opportunamente organizzata, potrebbe fornire il servizio H24: "Non è un posto per ambulatori di assistenza dei pazienti dei medici - spiega Cecchi - ma un'organizzazione in cui i medici hanno orari coordinati in modo da assistere chiunque arrivi, più la parte di informazione e di uffici. In via Garibaldi, se consideriamo anche la guardia medica, si avrebbe la copertura H24. Mettendo poi insieme la rete informatica, sia medici che la guardia medica potrebbero avere tutte le informazioni sui pazienti per dare una risposta terapeutica migliore. Le strutture ci sono, vanno ristrutturate. Spetta anche ai Comuni esprimersi".

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