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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Riutilizzamo Pisa 2016 | Politiche di alienazione e abbandono: il triplice danno ai cittadini di Pisa

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Il Municipio dei Beni Comuni presenta la terza edizione del dossier Riutilizziamo Pisa, che ormai in modo costante osserva, monitora e aggiorna lo stato degli immobili vuoti abbandonati nel Comune di Pisa.

Nel 2016 possiamo contare un totale di 248.383 mq di spazi inutilizzati in città, tra proprietà pubbliche e private, con un aumento solo in un anno di 6710 mq abbandonati ex novo, da addebitare alle istituzioni pubbliche.

Per questo l'edizione 2016 si focalizza sui 4 principali enti pubblici presenti sul territorio: Comune di Pisa, Provincia di Pisa, Università di Pisa e Regione Toscana, includendo in quest'ultima anche le proprietà dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Abbiamo quindi fatto il punto di quale sia l’entità degli immobili lasciati al degrado e all’incuria, ma anche di quali spazi siano presenti nei piani di alienazione, e che quindi  - verosimilmente - entreranno a far parte della categoria.  

Osserviamo come solo gli immobili abbandonati dei quattro enti appena citati arrivino a coprire una superficie di 40.754 metri quadrati. A questa va inoltre aggiunta la superficie di 80.000 mq del Parco di Cisanello.

Proprio in merito ai piani in alienazione, abbiamo puntato l'attenzione in modo particolare intorno alla distinzione tra immobili ancora in uso, anche solo parziale, e quelli completamente abbandonati. Questo ci ha consentito di discernere sulla qualità della gestione degli spazi condotta dai vari enti, ponendo allo stesso tempo una questione sul destino delle attività attualmente ospitate dagli immobili in vendita.

Il comune di Pisa guadagna uno dei primati peggiori degli ultimi tempi, avendo lasciato in completo abbandono la maggior parte del patrimonio in alienazione (92% pari 13 mila metri quadrati su un totale di 14000 metri quadrati.). A dispetto delle innumerevoli dichiarazioni di voler operare per il recupero degli immobili abbandonati, l'evidenza dei fatti mostra come il comune agisca nelle vesti di principale ostacolo a una simile direzione: si pensi alla "perdita" dei documenti su Santa Croce in Fossabanda che ha bloccato per 2 anni l'affidamento all'ente per il diritto allo studio, o il "gran rifiuto" di riaprire la Mattonaia alla cittadinanza. La provincia di Pisa, nonostante sia in fase di ripiegamento (data la prevista dismissione),  emerge con un paradigmatico cambio di tendenza divenendo la principale produttrice di "nuovo" abbandono dell'anno in corso. Esempi eclatanti sono l’ex terminal della CPT o le Officine Garibaldi, che appena collaudate sembrano già destinate a rimanere inutilizzate per lungo tempo. L'Università di Pisa nel 2016 si rende protagonista di un grande regalo al costruttore Madonna, scambiando palazzo Feroci e l'ex Asnu, e aggiungendo allo scambio ben 8 milioni, ma vincolando l'effettivo trasferimento, e quindi l'eventuale recupero ai lavori delle ex Benedettine. Infine la Regione Toscana primeggia per metratura in parziale uso, aspetto sintomatico di una fase di stasi che di fatto danneggia la città e la fruizione dei servizi: stiamo parlando dell'operazione "Santa Chiara", che da quasi un decennio tiene in scacco circa 10 ettari di terreno in pieno centro e che vede il moltiplicarsi di notevoli disservizi a causa dello sdoppiamento dell'ospedale tra centro e Cisanello.

Il dato aggregato è incontrovertibile: se da una parte i progetti di grandi opere sono bloccati o sconosciuti alla città (si pensi  al Santa Chiara o all'ormai defunto "Progetto Caserme"), la dismissione del patrimonio pubblico avanza irrefrenabile. Nell'arco di 10 anni la superficie totale abbandonata dagli enti pubblici passa da 13500 metri quadri a poco più di 40000 metri quadri (triplica). Se guardiamo al patrimonio in alienazione, passiamo dai 13500 metri quadrati nel 2006 alla previsione di 165000 mq nel 2018, ovvero oltre un fattore 10 di aumento.
Dati inquietanti ancor più se relativizzati alla capacità del mercato immobiliare locale degli ultimi anni.

Proprio da questo punto di vista emerge il dato più eclatante: a fronte di un patrimonio immobiliare di circa 40 mila metri quadri rimasto invenduto nell'ultimo decennio, gli amministratori coinvolti prevedono di dismettere complessivamente 165mila metri quadrati, per un valore di oltre 100 milioni di Euro. Se a questi si aggiungono anche i beni messi in vendita da soggetti privati (94mila metri quadrati) o da altri enti pubblici come Demanio, INPS e INAIL (35 mila metri quadrati) è evidente che il mercato non sarà mai in grado di assorbire tale offerta. Inoltre anche qualora si riuscisse a vendere lo si farebbe a prezzi ribassati. La miopia di questa previsione, dati alla mano, diventa palese e desta particolare preoccupazione in quanto i valori degli immobili messi in alienazione sono utilizzati per la programmazione degli investimenti futuri sul territorio. Gli immobili in alienazione sono vincolati, inaccessibili e inutilizzabili dai cittadini: solo il 20% viene ancora utilizzato (in particolar modo dall'Università), quasi il 60% è solo parzialmente utilizzato (si pensi allo stato di tutta l'area dell'ospedale Santa Chiara) e il restante 20 % è lasciato completamente all'abbandono. Un abbandono che è in ogni caso un costo per le amministrazioni che spendono costantemente per chiudere e bonificare.

Le politiche di alienazione e abbandono del patrimonio pubblico danneggiano quindi la comunità su tre livelli: gli spazi rimangono chiusi e inaccessibili, gli interventi necessari vengono ritardati negli anni o non effettuati, si paga con risorse pubbliche la “manutenzione dell'abbandono”.

Le amministrazioni sono proprio sicure che la cittadinanza voglia perdere tutto questo patrimonio fino ad oggi pubblico?

La proposta del Municipio dei Beni Comuni è di invertire questa tendenza: togliere gli immobili dal piano delle alienazioni, renderli immediatamente accessibili alla cittadinanza che potrebbe usufruirne e avere risposte immediate sul piano sociale, contribuire al contempo alla manutenzione e alla rivalorizzazione degli immobili con conseguente riduzione di spesa per l'amministrazione. In questo modo si arresterebbe anche la perdita di valore del patrimonio pubblico sia in senso quantitativo di metrature (che di anno in anno diventano proprietà privata), sia evitando la perdita di valore a causa dell'abbandono.

Il dossier è scaricabile 
Guarda anche il video  Fantasmi Immobili
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