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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Un pisano sul 'Gigante della Provenza': Fabio scala il Mont Ventoux

Un 48enne pisano ha percorso in bicicletta una delle salite simbolo del Tour de France, teatro di alcuni tra gli scontri più memorabili della Grand Boucle: "Un'emozione unica e una sfida vinta con me stesso"

Scalare il Mont Ventoux, soprannominato dai francesi 'Il gigante della Provenza', una delle salite simbolo del Tour de France e teatro di alcune tra le sfide più emozionanti della 'Grand Boucle', tra cui quella che nel 2000 vide fronteggiarsi Marco Pantani e Lance Armstrong. Una cima celebre per le sue difficoltà tecniche dovute all'elevata pendenza della strada (con una media del 7,7% e picchi che si avvicinano al 20%) ed alla sua lunghezza (oltre 15 km). E' la sfida portata a termine alcuni giorni fa da Fabio Caprili, 48enne pisano, infermiere dell'Aoup. 

"Sono un appassionato di ciclismo - spiega Caprili - e nell'ultimo anno ho maturato l'idea di compiere questa piccola folle impresa. Una sfida con me stesso dalla quale sono uscito vincitore. Il Mont Ventoux è infatti una salita lunga e unica nel suo genere, in particolare negli ultimi 6 km quando la pendenza aumenta e scompare ogni tipo di vegetazione. Arrivare in cima a questa vetta è un'emozione unica. Innanzitutto perchè, per l'assenza di vegetazione, sembra di essere atterrati sulla luna. In secondo luogo perchè durante la salita ti sembra di afferrare la cima con la mano, ma in realtà il 'traguardo' non arriva mai".

Per dare un'idea della difficoltà della salita basta ricordare che nel 1967 il britannico Tommy Simpson morì durante la scalata, a circa 2 km dalla vetta, lungo il versante di Bedoin, per un arresto cardio-circolatorio causato dall'estrema fatica, da disidratazione e da sostanze dopanti assunte poco prima. Una piccola lapide a bordo strada lo ricorda. Lo stesso Eddy Merckx ebbe un malore in una sua vittoria. 

L'avventura di Caprili è iniziata il 12 maggio scorso quando, insieme al fratello, è partito in macchina alla volta della Provenza. "La mattina successiva - racconta ancora Caprili - ho scalato il Mont Veux con mio fratello che mi ha seguito in macchina lungo tutto il tragitto. La salita sarà durata circa un paio di ore, ma non mi sono concentrato sul cronometro: ho ascoltato me stesso e le sensazioni che mi trasmettevano il mio corpo e la bicicletta. E' stata un'esperienza veramente particolare. Arrivati sulla vetta ci siamo scattati delle foto con la bandiera di Pisa. Poi siamo ridiscesi sull'altro versante del monte, ammirando le cittadine della Provenza e il giorno dopo, il 14 maggio, siamo rientrati a Pisa. Ringrazio la mia famiglia che ha sostenuto questa mia dose di follia".

Un'esperienza che Caprili preparava da alcuni mesi. "Quando ho iniziato a pensare a questa impresa - conclude Caprili - ho intensificato gli allenamenti, percorrendo ogni settimana circa 270 km, suddivisi in tre allenamenti da 90 km l'uno. Senza questa preprazione probabilmente non ce l'avrei fatta".

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