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Cronaca

Scandalo Cnr: primi licenziamenti di fatto per 6 'precari storici'

L'Unione Sindacale di Base torna a denunciare la situazione dei ricercatori che rischiano il posto per il mancato rinnovo dei contratti. La nuova stretta sulle regole dell'Ente può portare al taglio del personale 'precario' anche da 15 anni

Il personale precario come prima vittima dello scandalo all'Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa. Lo ribadisce l'Usb di Pisa, che dopo aver già denunciato che "stipendi/compensi di titolari di assegni di ricerca non pagati e molta incertezza sul mancato rinnovo di contratti" adesso segnala un nuovo problema che porterebbe al non rinnovo dei contratti dei ricercatori con collaborazioni a tempo determinato.

"La ciliegina sulla torta - scrive il sindacato - arriva con la decisione del Cnr centrale di cambiare le regole che fino ad adesso, pur nella difficoltà, hanno permesso ai singoli gruppi di ricerca di sopravvivere. Succede che per tutti i contratti in scadenza l’importo degli stessi deve essere versato totalmente in anticipo. Questo significa mandare a casa il personale precario". 

La segnalazione parla di "sei lavoratrici, di cui una incinta di 5 mesi, afferenti alla Sezione di epidemiologia e ricerca sui sistemi sanitari che il prossimo 31 dicembre non avranno il proprio contratto di lavoro rinnovato per mancanza di fondi". Tutte vantano 'un’anzianità di servizio' che supera i tre anni di tempo determinato, alcune arrivano addirittura ai 15 anni di lavoro svolto presso l’Ente. Sono assegni di ricerca a co.co.co a tempo determinato, dove "il discrimine tra una forma contrattuale e l’altra è semplicemente la disponibilità economica del gruppo di ricerca. Questo perché è prassi, ormai consolidata, che il personale sia pagato su fondi di un determinato progetto, relegando la Ricerca ad un continuo inseguimento di finanziamenti". 

"Negli anni si sono formate professionalità tali per cui senza di esse, a questo punto, interi settori cruciali della ricerca soccomberebbero". Un danno non solo quindi per i lavoratori e le famiglie, ma anche per lo stesso Cnr. "Giova ricordare -prosegue l'Usb - che le lavoratrici sono state reclutate attraverso bandi pubblici, che figuravano una tipologia di contratto non subordinato per quanto riguarda co.co.co e assegni di ricerca, ma che in pratica si sono sempre concretizzati come un vero e proprio lavoro subordinato, al pari dei nostri colleghi strutturati, svolgendo le loro stesse mansioni, con lo stesso orario di lavoro, piano ferie e presenze proprio al rapporto di lavoro dipendente".

Lecita quindi l'aspettativa di stabilizzazione. "E' per questo motivo che non è accettabile una decisione del genere. Le regole non si cambiano in corsa. Se Il Cnr con quest'operazione intende creare un precedente è necessario che si faccia definitivamente carico di tutti quei lavoratori che in tutti questi anni hanno contribuito allo sviluppo e crescita scientifica dell’Ente stesso, accettando di essere sottoinquadrate e con tipologie di contratto non idonee alla mansione svolta. Essere mandate a casa in questo modo con un preavviso di un mese non è accettabile. Ci sono affitti/mutui, bollette, rette scolastiche da pagare, dei figli da mantenere, intere vite costruite in oltre dieci anni di presenza all’interno dell’Ente. Tutto questo non può non essere riconosciuto".

L'Usb quindi lancia l'appello per la mobilitazione: "I precari del Cnr sono ancora disposti ad accettare questa situazione? Usb Pisa ritiene che sul precariato vada finalmente data una svolta e che i precari del Cnr debbano finalmente organizzarsi e obbligare l’ente a prendere atto dei loro diritti, innanzitutto quello all’assunzione, cambiando con nettezza l’orizzonte che questi lavoratori hanno davanti e rivendicando dignità e funzione. E non è una semplice opzione ma una necessità. Altrimenti la nuova epurazione, già in atto, procederà senza alcuna possibilità di contrasto!".

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