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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Sel Pisa: fuoricorso, sfigati e dintorni

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday
Spaventa l'approssimazione con cui si affronta un problema delicato come quello dei fuoricorso, impropriamente accomunati con gli universitari over 28 (e chi si iscrive a qualche anno di distanza dal diploma? e chi prende la seconda laurea?).
 
E spaventa ancora di più l'approssimazione con cui si fanno i calcoli che dovrebbero ammantare di presunta oggettività numerica le tesi esposte: l'articolo apparso ieri (29 gennaio) su Repubblica.it (https://www.repubblica.it/scuola/2012/01/29/news/sfigati_bamboccioni-28980239/), a firma di Salvo Intravaia, stima in 12 miliardi l'anno il costo dei fuoricorso. Una cifra a dir poco incredibile, visto che l'ammontare complessivo del fondo di finanziamento ordinario delle università è circa 7 miliardi.
 
Già questo basterebbe a smentire l'ipotesi di un costo così cospicuo per le casse dello Stato, senza contare che il costo del mantenimento agli studi oltre i tempi regolamentari ricade prevalentemente sullo studente e sulla sua famiglia attraverso il pagamento delle tasse universitarie.
 
Non è corretto, ad ogni modo, come pare si sia fatto, calcolare il costo unitario per studente dividendo la spesa complessiva delle università per il numero di iscritti: bisognerebbe come minimo scorporare le spese non connesse all'attività didattica e alla gestione delle carriere; e si dovrebbe, inoltre, sottrarre a questo costo l'ammontare della già citata contribuzione studentesca.
 
Sarebbe invece opportuno interrogarsi sulle ragioni di tali ritardi nel conseguimento del titolo di studio, un problema che si è tentato senza successo di affrontare attraverso la riforma degli ordinamenti, con l'introduzione del 3+2, una riforma i cui esiti non sono mai stati oggetto di un'approfondita verifica. In alcuni casi, come in effetti l'articolo non manca di sottolineare, intervengono difficoltà economiche o situazioni di disagio di varia natura. In altri casi, è la stessa organizzazione del percorso formativo a mettere in difficoltà gli studenti, attraverso veri e propri percorsi ad ostacoli: spesso vengono violate, da parte dei docenti, quelle regole (pur presenti) che permetterebbero allo studente di prepararsi in maniera più puntuale. Ad esempio, raramente le date degli appelli vengono pubblicate con un anticipo sufficiente a consentire un'efficace pianificazione dello studio; senza contare tutti quei casi in cui il programma d'esame e il relativo materiale didattico non vengono resi disponibili, un problema di cui soffrono soprattutto coloro che, per varie ragioni, non hanno la possibilità di frequentare i corsi. In aggiunta a ciò, le cosiddette propedeuticità, presenti nella maggior parte dei corsi di laurea, impongono di sostenere gli esami in un determinato ordine, non sempre sulla base di sensate motivazioni culturali.
 
Insomma, la questione dei fuoricorso esiste, ma invece di additare questi studenti come causa del problema o come fonte di una spesa inesistente, sarebbe il caso di investigare più approfonditamente le difficoltà che gli studenti incontrano, proponendo soluzioni concrete e non demagogiche.
 
Marta Gallucci
(responsabile provinciale Università e Ricerca - SEL Pisa)
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