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Sesta Porta: un progetto in cerca di senso

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Nato con un nome roboante, con una campagna pubblicitaria senza precedenti, il progetto Sesta Porta ha fin dall'inizio sollevato dubbi e proteste: è stato presentato come la soluzione alla mobilità della città eppure ad oggi abbiamo assistito solo alla costruzione di un grande palazzo direzionale di dubbia utilità. L'amministrazione ha tenuto per anni nascosto il progetto (dal 2006 al 2010 è stato complicato reperire informazioni), impedendo qualsiasi tipo di confronto e negando l'esistenza di problemi. Poco più di 3 anni fa Marco Filippeschi continuava ad esaltarne l'autofinanziamento, tutta l'operazione avrebbe dovuto essere a costo zero per la comunità. Oggi sappiamo che quel piano finanziario è saltato.

Le perplessità sono sempre state molte: l'opportunità di piazzare il terminal dei mezzi della compagnia dei trasporti in mezzo alle case, l'impatto sul traffico di via Battisti, la commistione tra previsioni così diverse (commerciale, Pisamo, PM, INGV, Sepi...) in un unico edificio, la cancellazione delle attività del Progetto Rebeldia da un quartiere privo di altri spazi di socialità e incontro. Fin dall'inizio è stato chiaro che il progetto non andava a risolvere problemi, ma a spostarli, a crearne di nuovi, senza affrontare quelli esistenti. Un piccolo esempio: in un centro nato per la mobilità sostenibile, non era nemmeno prevista una moderna stazione per le biciclette!

Ma da oggi la questione assume connotati ben diversi: i lavoratori e le lavoratrici della Polizia Municipale hanno constatato con i propri occhi l'inadeguatezza dei locali in cui dovrebbero a breve trasferirsi, con addirittura la mancanza di rispetto delle norme di sicurezza. Purtroppo il problema l'avevano già sollevato da anni, ma le loro rimostranze sono rimaste lettera morta.

Nel concreto si parla di ridimensionare gli spazi a disposizione della PM, dai 1.400mq della sede attuale agli 800 della sede futura, gli uffici nella nuova sede non sono nemmeno concentrati in un'area dell'edificio adeguatamente progettata, ma sparsi su tre piani, senza una scala e un ascensore dedicati, il garage sotterraneo non ha le caratteristiche per ospitare tutti i mezzi in dotazione. Infine, incredibilmente l'armeria non era prevista, e ora sarebbe recuperata in corsa in stanze con pareti in cartongesso!

Dopo il racconto fatto ieri dai vigili in Consiglio Comunale, risulta impossibile immaginare un trasferimento della sede della Polizia Municipale in questi nuovi locali, per questo chiediamo il ripensamento della nuova collocazione, cercando soluzioni alternative.
Sarà poi compito della Prima Commissione di Controllo e Garanzia del Consiglio Comunale, far luce sulle responsabilità di un tale errore di progettazione e spreco di denaro pubblico.

La lista di cittadinanza "una città in comune" nasce anche dalle molte associazioni e persone che a questo progetto si sono sempre opposte, denunciandone la non corrispondenza tra i proclami e la realtà, il fatto che sempre di più assomigliava a una speculazione edilizia pubblica, e non la risposta a delle precise esigenze: oggi, che l'edificio è quasi terminato e che tutti i nodi vengono al pettine, dalla sostenibilità del piano economico, alla compatibilità tra le varie destinazioni d'uso, proseguiamo quella battaglia in città e in Consiglio Comunale.

Marco Ricci
Francesco Auletta

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