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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Gestivano la "carne fresca" da far prostituire in strada: quattro persone in carcere

L'associazione era gestita da una coppia di transessuali che gestivano un giro di prostituzione di connazionali brasiliani da centinaia di migliaia di euro. Organizzati anche unioni fittizie per la cittadinanza

Quattro persone in carcere e quattro gravate dall'obbligo di dimora, con il divieto di lasciare l’abitazione nelle ore notturne. Sono i provvedimenti emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pisa ed eseguiti questa mattina, 14 agosto, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Pisa, con la collaborazione dei militari effettivi alle Stazioni di Pisa, Viareggio, Massarosa e Livorno, nell'ambito di una lunga indagine.
Associazione per delinquere, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell’immigrazione a scopo di prostituzione: sono questi i pesanti capi di imputazione che gravano sugli otto indagati.

Le indagini: le 'madrine' a capo del sodalizio

La lunga indagine è scattata circa due anni fa quando il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Pisa ha, nel tempo, scoperto un’intricata maglia di rapporti fra transessuali brasiliani e complici italiani, che, per anni, hanno tratto il loro profitto dalla prostituzione di circa trenta transessuali brasiliane, costrette a 'battere' la strada per pagare i debiti contratti con le 'madrine'. Nell'estate 2016 agli investigatori era arrivata una segnalazione da una transessuale, esasperata dalle continue pressioni di chi l’aveva “accomodata” in un appartamento pisano e “autorizzata” a prostituirsi per strada. Da qui sono scattati pedinamenti, identificazioni, intercettazioni telefoniche e ambientali che, a partire da una coppia di transessuali, ha visto il coinvolgimento di altri connazionali e di alcuni italiani. La coppia di transessuali, una 35enne detta Denise e una 33enne nota come Kailane, aveva base a Pisa e proprio nella città della Torre organizzava l’arrivo dei connazionali: giovani transessuali pronte a prostituirsi per mantenersi da vivere. I due organizzatori del sodalizio criminale facevano accomodare le vittime connazionali in alcuni appartamenti cittadini e, di sera, organizzavano il loro trasporto per il 'luogo di lavoro', a bordo strada, in particolare sull’Aurelia, in zona Migliarino Pisano oppure nelle prossimità della zona Navicelli e nei vicini quartieri. I trasporti erano effettuati da autisti italiani, membri a tutti gli effetti dell’associazione a delinquere, che si facevano pagare dalle trans per ogni viaggio, andata e ritorno. Le giovani vittime erano di fatto obbligate a prostituirsi per diversi mesi, per poter pagare il debito alle due 'madrine', Denise e Kailane, che, per permettere alle trans di prostituirsi, chiedevano inizialmente il saldo di 5.000 euro. Ma il debito era destinato a lievitare, fino anche a 20.000 euro, prima che la prostituta potesse essere dichiarata 'libera'. Alla conquistata libertà, le vittime erano invitate ad abbandonare i luoghi di prostituzione, perché le 'madrine' erano in continua attesa di altre giovani transessuali dal Brasile: “carne fresca”, secondo il gergo emerso dalle intercettazioni.

Oltre alle due madrine, altre due transessuali brasiliane, peraltro già indagate, in passato, per simili reati, erano coinvolte nel sodalizio: si tratta di una 32enne detta Natasha e di una 47enne detta Pamela. I due, d’accordo con Denise e Kailane, gestivano l’affitto delle piazzole, in zona Navicelli. Pretendevano la pigione per ogni ora trascorsa sulla strada oppure si accordavano con le madrine delle trans sfruttate, che, di conseguenza, vedevano lievitare il debito contratto con Denise e Kailane, grazie al conto finale dei corrispettivi spettanti per la 'locazione'.

Un'altra transessuale, nel corso degli accertamenti, ha fatto emergere il proprio ruolo nell’associazione per delinquere. Pur non essendone promotrice, Xuxa, di 41 anni, è stata identificata come partecipante al sodalizio, soprattutto nella gestione di alcune vittime transessuali che le due madrine si preoccupavano di ospitare e alle quali assegnavano le piazzole di sosta per potersi prostituire. Sotto l’attenta direzione di Denise e Kailane, Xuxa valutava anche la produttività dei connazionali sfruttati, dei quali cercava di esaltare le qualità, spostandoli di volta in volta nelle zone più redditizie o permettendo loro di prostituirsi in appartamento, lusso concesso soltanto a pochi prescelti.

I 'tassisti' italiani

Il ruolo degli italiani, un livornese di 38 anni e un 45enne napoletano, domiciliato a Massarosa, era subordinato a quello dei brasiliani: di fatto, consisteva proprio nel supporto alle attività. Con una telefonata di preavviso gli italiani si mettevano a disposizione delle madrine e andavano a prelevare le transessuali dalla casa dove erano stati sistemate per accompagnarle nella piazzola prevista per il meretricio notturno. A termine dell’attività, che normalmente veniva svolta dalle 22 circa fino alle 2 del mattino, gli autisti tornavano a prenderle e le riaccompagnavano a casa, a meno che non avessero trovato un passaggio fornito da un cliente benevolo.

Il terzo italiano coinvolto nell’indagine, un 44enne originario di Napoli, e uno dei due autisti menzionati, inoltre, si sono prestati al sodalizio anche per favorire la permanenza in Italia di due sodali: sia Kailane, sia Xuxa, che non avevano regolari contratti di lavoro, necessitavano infatti di un valido appiglio giuridico, per non vedersi espellere dal territorio nazionale, allo scadere del permesso di soggiorno. Per questo motivo, nel 2007, il 44enne ha sposato Kailane, in Municipio a Pisa, con una cerimonia celebrata con un nutrito numero di invitati. Abito da sposa per lei, completo per lui, i due hanno di fatto preso ognuno la propria strada subito dopo la celebrazione, servita esclusivamente per convalidare il soggiorno di Kailane in Italia. Anche il livornese 38enne si era prestato ad una unione fittizia con Xuxa: a fine del 2016 i due hanno infatti contratto l’unione civile, allo scopo esclusivo di regolarizzare la brasiliana e dietro una somma corrisposta al 38enne dal sodalizio stesso.

Un giro da migliaia di euro

Le indagini, dirette dal Pubblico Ministero, dott.ssa Paola Rizzo, hanno effettivamente delineato i contorni di un’associazione attiva e redditizia, per un flusso di denaro annuo che superava alcune centinaia di migliaia di euro. I gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari, consistenti nel concreto rischio di reiterazione del reato, hanno fatto sì che il Giudice per le Indagini Preliminari, concordando in tutto con le risultanze dei Carabinieri e del Pubblico Ministero, emettesse la misura cautelare, per la quale Denise, Kailane, Natasha e Pamela, definite promotrici dell’associazione, sono finite in carcere, le prime due a Pisa e le altre due a Lucca.

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