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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Porta Nuova / Via Montelungo, 70

Ex Colorificio, gli urbanisti al fianco del Municipio: "No allo sgombero"

Prosegue la mobilitazione in difesa dello stabile di proprietà della J Colors, occupato dal Municipio dei Beni Comuni e sul quale vige la sentenza di sequestro del Tribunale di Pisa. Ma gli attivisti non si arrendono e chiedono l'intervento del sindaco

La fascia prospiciente al Viale delle Cascine sarà destinata "a edificazione di residenze private con giardino", mentre nella parte retrostante prevista "l’edificazione di un complesso di residenze collettive".
Queste, in breve, le intenzioni della proprietà della J-Colors riportate nella richiesta di variante alla destinazione d'uso dei terreni consegnata al Comune di Pisa il 15 luglio scorso. Investimenti immobiliari dove attualmente sorge l'Ex Colorificio della J-Colors, 14mila metri quadrati a 150 metri dalla Torre di Pisa, occupato dal Municipio dei Beni Comuni.

Prosegue la mobilitazione in difesa dell'ex colorificio di via Montelungo dopo la sentenza del tribunale di Pisa che ha imposto il sequestro dell'immobile. "Il progetto della J Colors chiarisce una volta per tutte le intenzioni della proprietà che, anche in una recente intervista, ha fatto riferimento alle sole, eventuali, residenze collettive senza far alcun riferimento alla speculazione immobiliare che nasconderebbe tutta l'operazione - sottolineano dal Municipio dei Beni Comuni - questo terreno e la fabbrica sono considerati solo per una funzione speculativa ed è per questa che la multinazionale la comprò cercando subito di ottenere la variazione d’uso e verificando possibili acquirenti. In gioco - proseguono - c’è il futuro di un pezzo importantissimo della città che collega il Duomo al parco di San Rossore, un’area dove oltre l’ex-Colorificio insistono altri due insediamenti produttivi. La redditività e l’edificabilità sono i soli parametri che muovono la richiesta della proprietà".

E la questione ha mobilitato urbanisti del calibro di Enzo Scandurra, Paolo Berdini, Alberto Magnaghi, Agostino Petrillo, Carlo Cellamare, Tiziana Villani e Giovanni Attili, che con in una nota inviata al Municipio dei Beni Comuni sottolineano come in pochi giorni lo sgombero potrebbe mettere fine "ad un'esperienza costruita da tante donne e tanti uomini, che sono riusciti a trasformare un 'non luogo' in uno spazio aperto e vivibile".
"In questi mesi noi firmatari - continuano gli urbanisti - abbiamo salutato con speranza questo tentativo di ridare vita ad uno spazio capace di costruire forme nuove di politica e nuove modalità di socialità, mettendo al centro del dibattito pubblico locale e nazionale la questione dei limiti alla proprietà privata.  Esprimiamo pertanto tutta la nostra solidarietà a quanti hanno dato vita a questo esemplare e coraggioso tentativo di restituire alla città un luogo abbandonato per farne un luogo di speranza di nuove modalità di vita urbana".

Lo stesso professor Giorgio Pizziolo, docente di Analisi e pianificazione territoriale presso la facoltà di Architettura di Firenze, sottolinea come il terreno e la fabbrica siano considerati "un piano d’appoggio e un' occasione per qualunque destinazione speculativa".
"Viceversa - chiarisce il prof. Pizziolo - il Piano urbanistico vigente destina l’area e gli edifici a “produzione di beni e servizi”, che, considerata la collocazione urbanistica del complesso e le esigenze della città, ci sembra una scelta particolarmente corretta".
"E qui sta l’aspetto di innovazione che il Municipio dei beni Comuni lancia a tutta la città - sottolinea Pizziolo - avendo dimostrato in questo anno di gestione e di manutenzione straordinaria degli edifici esistenti come, proprio la capacità creativa di una gestione diretta, caratterizzata da una presenza giovanile attiva, si dimostri la più qualificata interprete proprio della destinazione di piano". 

Secondo il Municipio dei Beni Comuni, occorre quindi che il Comune di Pisa dichiari esplicitamente la sua contrarietà alla richiesta di variante alla destinazione d'uso dei terreni, "facendo partire un dibattito pubblico sul futuro di questa porzione della città".
"E’ evidente che se il no del Comune sarà chiaro e definitivo, l’unico futuro se venisse sgomberato il Municipio dei Beni Comuni è l’abbandono di quell’area, visto che la J Colors non ha altro interesse che questo. La politica e le istituzioni non possono non considerare il ricatto che la J Colors sta facendo ad una città intera. Evidentemente non esiste alcuna funzione sociale di questa proprietà privata, per questo chiediamo agli enti locali il rispetto e l'applicazione degli articoli della nostra Costituzione" conclude il Municipio dei Beni Comuni.

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