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Ex Colorificio, cronaca di uno sgombero annunciato: Rebeldia chiuderà i battenti?

Giuristi e docenti universitari hanno sottoscritto un appello per impedire lo sgombero dell'ex Colorificio, occupato da ottobre da un gruppo di associazioni che fanno capo a Rebeldia

Un'avventura di colori e lotte sociali quella all'ex Colorificio J colors, occupato il 20 ottobre da molte associazioni locali facenti capo a Rebeldia, che a causa di una richiesta di sgombero rischia di concludersi molto presto, nel pieno avvio delle attività culturali e aggregative offerte a tutta la cittadinanza.

"I proprietari dell'azienda hanno presentato un'altra denuncia richiedendo lo sgombero di tutti i locali, che per anni sono stati abbandonati e a cui le nostre associazioni hanno ridato vita - questi i primi commenti a caldo da Rebeldia - Ma noi non ci arrendiamo. Ci stiamo mobilitando anche al punto di vista giuridico e abbiamo il sostegno di molti altri centri sociali nazionali".

Le associazioni in questione tengono a sottolineare brevemente la storia dell'azienda, ricordando che la J-Colors è stata l'impresa multinazionale che alla fine degli anni '90 ha acquistato l’ex-Colorificio toscano chiudendo in pochi anni la produzione e licenziando i lavoratori, lasciando in uno stato di gravissimo abbandono l'intera area di circa 14 mila metri quadri.

"La richiesta di sgombero arriva subito dopo svolgimento di "United Colors of Commons", una tre giorni di ex colorificio pisa-3eventi culturali e di grande importanza sociale - spiegano - Nei tre mesi  di occupazione il Municipio ha aperto uno spazio e un luogo di confronto all’interno di una delle tante aree private dismesse. La J Colors spera solo di vendere lo spazio, anche se in quasi 15 anni non c'è mai riuscita. La nostra risposta e difesa sarà quella di moltiplicare attività e iniziative all'interno del Colorificio per offrire incontri di crescita collettiva".

Un altro tasto dolente della vicenda è il rapporto tra le associazioni e l'amministrazione comunale pisana: "Colpisce ancora una volta l'assordante silenzio da parte del Comune - concludono - un silenzio che rischia di apparire una complicità per lo sgombero. Difendere il Municipio dei Beni Comuni è una battaglia per la democrazia".

Per  tenera alta l'attenzione sulla vicenda, le associazioni hanno convocato un'assemblea pubblica per martedì 5 febbraio, in vista di una grande manifestazione. La possibilità di un eventuale sgombero preoccupa e indigna molti cittadini, per questo motivo anche un gruppo di giuristi e docenti universitari ha sottoscritto un appello: "Riteniamo del tutto inammissibile - si legge nell'appello - che il Comune di Pisa invece di valorizzare questa esperienza consenta lo sgombero". 

I firmatari dell'appello, tra cui appare anche Stefano Rodotà, ricordano al prefetto e al questore che si dichiarano disponibili a collaborare nella ricerca di una soluzione giuridica che consenta la piena valorizzazione sociale e l'accesso al bene comune. La speranza è quella che i colori di Rebeldia continuino a vivere e a contrastare i "grigiori" della città.

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