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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Sinistra per... sullo sciopero dei docenti universitari

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Qualche settimana fa è stato reso pubblico il documento in cui numerosi docenti dell’Università, chiedendo gli scatti stipendiali arretrati, hanno annunciato uno sciopero che riguarderà la sessione degli appelli d’esame previsti da settembre a fine ottobre. Sottoscritta da più di 5.000 ricercatori e professori italiani, la lettera ha subito fatto scalpore e si è propagata rapidamente in Italia e nel nostro Ateneo con reazioni piuttosto eterogenee.

Come Sinistra per… riteniamo la richiesta della componente docente di vedersi riconosciuti gli scatti stipendiali arretrati maturati durante il blocco legittima e condivisibile. Il riconoscimento degli scatti stipendiali è un diritto tolto anni fa in nome di revisioni di spesa e di risparmio, oggi riconosciuto come errore lesivo della dignità di coloro che subirono questa scelta. Lo scatto stipendiale è un diritto e in quanto tale riteniamo vada tutelato in ogni modo.

Storicamente, noi rappresentanti degli studenti, per mezzo di comunicati, iniziative, proteste e battaglie, negli organi e non, abbiamo criticato il continuo definanziamento dell’Università italiana e del sistema del Diritto allo Studio, nonché la concezione dell’Università sempre più percepita come un esamificio, con “produttività, qualità e merito” come parole d’ordine per un modello che si sta avvicinando sempre più ad un’azienda. Riteniamo l’Università il luogo per eccellenza per la cultura, la formazione e l’avanzamento dello Stato.

La comunità accademica di cui docenti, tecnici-amministrativi e studenti fanno parte dovrebbe essere unita e compatta nel proporre cambiamenti al sistema, confrontandosi continuamente e facendo proposte alternative al modello attuale. Questo non sta avvenendo. Più e più volte le nostre proposte e le nostre idee sui diversi temi non sono state ascoltate. Più e più volte nessun contributo è arrivato da un’altra componente della nostra comunità, spesso vista come controparte e non come parte organica al sistema a cui tutti noi apparteniamo. Questo sciopero, purtroppo per come è ad oggi delineato, sta seguendo uno schema deleterio, che abbiamo già vissuto, che tende a dividere la diverse parti della comunità studentesca, invece di render possibile un rafforzamento delle stesse tramite un lavoro comune. Non vogliamo andare contro le rivendicazioni che hanno generato questa protesta o gli strumenti messi in pratica: come è stato già detto, stiamo bussando alla vostra porta, ancora più forte.

L’Università deve cambiare, deve migliorare sotto molti aspetti. Non riteniamo la lotta per gli scatti stipendiali avulsa o controproducente. La riteniamo organica e fondamentale per rendere l’Università migliore, pubblica, di massa e aperta a tutti. Speriamo che quello che sta succedendo non sia un ultimo tentativo di cambiare le cose ma una nuova prospettiva in cui, come comunità accademica, si mettano a sistema necessità, rivendicazioni, idee e si riesca, uniti, in ciò che si è fallito più volte “soli”.

Nella lettera di presentazione dello sciopero, si spiega che dovrebbe essere così strutturato: dal 28 agosto al 31 ottobre ogni docente aderente, in concomitanza di un appello, si asterrà dal tenere esami di profitto per 24 ore. Nel caso l’appello in questione sia l’unico previsto nei mesi di settembre-ottobre, contestualmente verrà fissata una nuova data d’esame, 14 giorni dopo.

Secondo la nostra visione, la scelta effettuata è chiara: lo sciopero è nato per creare disagi e non per arrecare danni a coloro che usufruiscono di un servizio. Proprio nell’ottica del disagio vogliamo sottolineare come uno sciopero di questo tipo possa, se non gestito in maniera ragionevole e razionale, ledere la carriera e la vita degli studenti, talvolta in maniera particolarmente grave. Molti studenti potrebbero trovarsi con l’acqua alla gola per non incorrere nell’istituto della decadenza o per il mantenimento di borse di studio (non erogate dal DSU), altri potrebbero non riuscire a sostenere l’ultimo esame in tempo per la consegna del libretto, con conseguenti slittamenti del conseguimento della laurea, ritrovandosi impossibilitati nell’accedere a opportunità lavorative, Dottorati, Borse di Dottorato, Esami di Stato per l’abilitazione alla professione o altri bandi pubblici.

Proprio per le situazioni appena citate, chiediamo alla componente docente ed all’Amministrazione di questo Ateneo di avere elasticità e di venire incontro alle necessità del singolo studente: lo sciopero è un diritto e per essere efficace deve arrecare disagio, non danni, talvolta irreparabili o riparabili solo a lungo termine.

Infine, nell’ottica di uscire dalla dicotomia docenti-studenti, invitiamo la componente docente aderente allo sciopero di interfacciarsi con tutti gli studenti e le studentesse ai quali tengono lezioni ed esami: presentatevi lo stesso in aula il giorno dell’appello, confrontatevi spiegando le motivazioni dello sciopero e i problemi che affliggono l’università. Questo sarebbe un forte segnale di apertura, rappresenterebbe un primo passo verso il recupero della comunità accademica al fine di rendere tutte le parti consapevoli.

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