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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Tariffe dell'acqua, Cispel Toscana: "I dati diffusi sono falsi"

Si scatenano le polemiche sul dossier pubblicato dalle associazioni di consumatori riguardante i costi del servizio idrico integrato e che indica la Toscana come la regione italiana con le tariffe più elevate

Le classifiche sui costi del servizio idrico? Bugiarde. Ad affermarlo Confservizi Cispel Toscana che in una nota sottolinea come le classifiche di Cittadinanzattiva, dove la Toscana viene indicata come la regione con le tariffe più alte, non corrispondano a verità.

“L’errore più macroscopico - afferma Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana - riguarda il volume di acqua consumata che le diverse associazioni di consumatori stimano di solito pari a 190-200 mc anno a famiglia, ma che è una cifra che non ha alcun riscontro nella realtà toscana, dove il consumo si attesta intorno ai 110-120 metri cubi anno a famiglia”. La base di calcolo corretta produce una bolletta media che oscilla fra i 270 e i 300 euro l’anno, “ed è questa la bolletta che conosce una famiglia media di tre persone”, poco più della metà di quella valutata dalle associazioni di consumatori intorno ai 470-490 euro.

Nel comparare i costi dell’acqua fra le varie regioni, occorre poi tenere conto di specificità che rendono giustizia al lavoro delle aziende toscane. La Toscana è stata la prima regione italiana ad applicare la legge Galli e il nuovo metodo tariffario nel 1999, che doveva coprire integralmente i costi e sostenere tutti gli investimenti fatti, pari a circa 1,4 miliardi di euro in 13 anni. “Le altre realtà - ha commentato ancora De Girolamo - arriveranno alla stessa nostra tariffa fra qualche anno: come spesso accade in Italia chi non rispetta la legge viene premiato nel dibattito pubblico, mentre chi la rispetta viene indicato come costoso”.

Ci sono poi fondamentali differenze nei costi di approvvigionamento fra Milano, con una densità enorme e un’estensione della rete ridottissima, e per esempio la rete che porta l’acqua nel Chianti, nel Mugello o sul Monte Amiata, in Versilia. “Usare i dati con disinvoltura a sostegno delle proprie tesi è facile - ha detto ancora De Girolamo - più difficile è analizzare seriamente il problema e capire che il servizio idrico ha i suoi costi e che gli investimenti da fare sono ancora rilevantissimi: 2 miliardi di euro nei prossimi 10 anni”.

La competenza tariffaria ora è dell’Autorità nazionale energia e gas: “Ci auguriamo - ha concluso - che il suo intervento consenta un dibattito più serio sul costo del servizio, in un Paese che comunque spende più di acque minerali e di ricariche dei cellulari, di quanto spende per un bene prezioso e primario come l’acqua potabile e il trattamento degli scarichi idrici”.

 

 

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