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Cronaca San Giusto / Piazzale Corradino D'Ascanio, 1

Aeroporto: "Inquinamento acustico superiore ai limiti previsti"

Uno studio realizzato da Arpat conferma i timori e le segnalazioni dei cittadini. Tra i quartieri maggiormente sottoposti a rumore San Marco e le Piagge

L'elemento critico è quello relativo al traffico aereo che, con gli arrivi da sud-est, obbligano gli aerei in partenza a decollare in direzione del centro abitato (circa il 70% del totale). A questo si sommano poi altre problematiche: il numero di movimenti e voli militari, l'orientamento delle piste operative, le loro modalità di utilizzo, le procedure aeronautiche di decollo e atterraggio. Sono questi i principali fattori che, secondo l'Arpat, determinerebbero lo sforamento dei livelli di inquinamento acustico prodotto dal traffico aereo nei cieli pisani.

I risultati di uno studio condotto dall'ente sull'argomento sono stati presentati lo scorso 26 ottobre durante la seduta della Commissione Aeroportuale dello scalo di Pisa. Una seduta che, in seguito ai numerosi esposti presentati dai cittadini residenti nei dintorni dello scalo e a Ghezzano ("che - spiega Arpat - rilevano un aumento del rumore causato dagli aerei in fase di decollo"), era finalizzata proprio all'analisi dei livelli di inquinamento acustico e ambientale prodotti dal 'Galilei' e nella quale la stessa Arpat ha 'certificato' "l’esistenza di una porzione dell’abitato di Pisa in cui le emissioni aeroportuali superano i limiti previsti". I quartieri maggiormente sottoposti a rumore sono in particolare San Marco e le Piagge.

Lo studio di Arpat parte analizzando le misure adottate negli ultimi anni dalla società che gestisce lo scalo pisano, tra cui l'installazione di barriere, la delocalizzazione delle abitazioni di via Cariola e via Carrareccia, il divieto dei decolli dopo le 23 e quello degli atterraggi dopo le 24. Misure che non sono però evidentemente bastate ad ottenere i risultati sperati. Poco sfruttato, secondo Arpat, è in particolare l'allungamento della pista del 'Galilei' realizzato nel 2015, costato 19 milioni di euro: un allungamento che avrebbe dovuto consentire un decollo anticipato di 325 metri e permettere così una riduzione del rumore (alzandosi in volo prima gli aerei sorvolano la città ad un'altezza maggiore e riducono quindi l'impatto acustico sulla stessa). L'arretramento effettivo del punto di stacco per i decolli in direzione città è stato però molto minore rispetto al previsto: solo di 110 metri. Arpat ha quindi consigliato di adottare specifiche procedure antirumore e di sfruttare l'allungamento della pista. Una misura, quest'ultima, che se correttamente seguita, comporterebbe una "notevole diminuzione dell'impatto acustico". 

"Nella riunione - fa sapere Arpat in una nota - è stata espressa la volontà di trovare soluzioni idonee a ridurre i fattori evidenziati dai cittadini e comunque a ridurre globalmente il rumore prodotto". Le possibili soluzioni proposte da Arpat, sviluppate nell'ambito di una tesi di dottorato in Fisica svolta presso lo stesso ente, potranno essere "adottate dal 1 gennaio 2018 dalla società che gestisce l'aeroporto e saranno così verificabili. La Commissione aeroportuale - conclude Arpat - potrà quindi approvare prescrizioni operative il cui mancato rispetto potrà portare a sanzioni per i trasgressori".

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